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Alveare. “L’aiuto al suicidio”. La rubrica di Rino Negrogno

La Redazione
Marco Cappato in Tribunale
Anche quando tentiamo di riportare in vita uno che si è lanciato dal balcone, mentre pratico con tutto l'impegno necessario le manovre rianimatorie, mi chiedo continuamente se sia giusto farlo.
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“Non punibile, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio”, così recita la sentenza della Corte Costituzionale.

Da quando lavoro come infermiere, sia nel 118 che, precedentemente, in vari reparti ospedalieri, diverse volte mi sono sentito chiedere: “Fammi un’iniezione per morire”. Di solito rispondo che il mio compito è quello di salvare le vite e non di toglierle. Ma quando la qualità della vita è irrimediabilmente compromessa, non rispondo, mi volto dall’altra parte, fingo di non ascoltare. Mi spavento.

C’è un particolare che mi colpisce: la maggior parte dei miei amici e conoscenti gioisce per questa storica sentenza. Ed è giusto. La maggior parte dei miei amici e conoscenti non ha mai stretto la mano a un moribondo o lo ha fatto pochissime volte, ma non è questo il particolare che mi colpisce, questa è solo una tenerezza. Mi colpisce il fatto che nella maggior parte dei casi, quando giungo al capezzale di un moribondo o che sia ormai già esanime, in arresto cardiaco, ovviamente non nei casi in cui questo sia avvenuto improvvisamene e in apparente buona salute, ma in seguito a una lunga e incurabile malattia, nella maggior parte dei casi, i famigliari implorano, anzi pretendono, che tentiamo il tutto per tutto per rianimare il paziente e riportarlo in vita.

La contraddizione mi colpisce non poco. La maggior parte dei miei amici e conoscenti afferma di essere padrone esclusivo e indiscusso della propria vita. Salvo minacciarmi di morte se non riesco a far ripartire il cuore del bisnonno di 98 anni o del padre ammalato di tumore con metastasi diffuse in tutto il corpo e che aveva sofferto dolori lancinanti che non si riducevano nemmeno con la morfina, fino a qualche istante prima. Ecco cosa mi chiedo: di chi sia quella vita, mi chiedo se non sia di proprietà esclusiva del malato, anzi del morto.

Anche quando tentiamo di riportare in vita uno che si è lanciato dal balcone, mentre pratico con tutto l’impegno necessario le manovre rianimatorie, mi chiedo continuamente se sia giusto farlo.

È lapalissiano che il vero proprietario della vita sia il possessore stesso e spetti a lui decidere, e saprà decidere anche se sopportare dolori lancinanti o condizioni che lo rendono al pari di un vegetale per dividere quella sua terribile vita, la proprietà di questa, che dovrebbe essergli esclusiva, con i suoi egoisti famigliari.

La libertà di suicidarsi o di aiutare un malato a suicidarsi deve fare i conti con questa contraddizione che, ve lo garantisco, incontro tutte le volte che un padre, una madre o un figlio vuole morire. “Dovete fare il possibile per riportarlo in vita” implorano gli astanti, “dovete portarlo in ospedale”, anche quando non vorrebbe venire, vorrebbe ormai arrembato morire nel suo letto.

Non fraintendetemi, non è una posizione questa mia, non mi permetterei mai di averne una con tutta questa spocchia, è che ne vedo così tanti in condizioni disperate, che mi spaventa pensarci, la mia è solo paura, e poi mi colpisce profondamente questa contraddizione: quasi tutti i miei amici e conoscenti sono per il diritto al suicidio, senza ombra di dubbio, ma ogni volta che giungo al capezzale dei loro cari, pretendono quasi sempre di riportare in vita il bisnonno morto a 98 anni o il padre morto di tumore con metastasi diffuse in tutto il corpo.

Ma li comprendo e li comprenderei anche quando dovessero contraddirsi. Come succede a me.

Alveare 2017

1 Ernesto Che Guevara – 2 Al capezzale dei vecchi – 3 La visita medica – 4 Il sindaco è come il pesce – 5 L’incidente dell’ambulanza – 6 Le nonne che giocavano a tombola – 7 Vi racconto il mio primo appuntamento al buio con una donna – 8 Barresi-Bottaro: che brutta storia – 9 Lei è un medico? Una donna? – 10 Quello strano fascista di Pinuccio Tarantini – 11 Rossella è andata via da Trani – 12 Disabili vs. normodotati. Volete sapere chi ha vinto? – 13 Ciao Ivan, compagno di liceo – 14 Lettera di Gesù Bambino – 15 Non sparate a Capodanno

Alveare 2018

1 Il problema etico di Giuseppe Tarantini – 2 Il Pronto Soccorso – 3 Il corte di Acca Larentia – 4 La razza del mio cane – 5 Alfredo Albanese – 6 Quale giorno della memoria? – 7 Sai già a chi votare? – 8 Caro Michele – 9 Sanremo senza Facebook – 10 Una campagna elettorale monotona – 11 Cara, brumosa, desolata periferia – 12 La favola di Sfortunina – 13 Gli occhi di Marilena – 14 Il furto al centro trasfusionale – 15 Attaccatevi al tram – 16 Nicola, novantasei anni. Colto da malore – 17 La stiratrice Isoardi – 18 Violenza contro anziani e lavoro sottopagato delle badanti – 19 Così festeggiate la Liberazione? – 20 Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono – 21 Don Dino, il sacerdote di quartiere – 22 L’arrivo di Emiliano – 23 Un vaccino per la solidarietà – 24 L’uomo nudo con le mani in tasca – 25 Doppio senso di marcia sul lungomare – 26 Ma siamo uomini o caporali? – 27 Cronaca di una serata di anormalità – 28 Il passaggio a livello è chiuso – 29 Gli zingari mettono sempre d’accordo tutti – 30 Papà, e se ti infilza? – 31 Il razzismo ve lo spiego con la mitologia – 32 Tra qualche giorno nei porti approderanno i Santi – 33 La pistola ad aria compressa – 34 Il razzismo è vita e i preti tutti pedofili 35 – Il pomodoro e il sangue – 36 Non essere stupido – 37 Le polpette avvelenate di ignoranza – 38 Finalmente potrò andare a messa la domenica – 39 Ho commesso atti impuri – 40 Cara Cecilia di Lernia – 41 Aggredito il 118 – 42 L’ignoranza allontana, l’arte avvicina – 43 Chi sono io per giudicare? – 44 Il sindaco di Riace, la sindaca di Lodi e la sorella di Cucchi – 45 I soccorritori della Misericordia di Andria – 46 Ascoltiamo i bambini – 46 Nicola Landriscina, i suoi primi 40 anni – 47 A proposito di Silvia Romano che se l’è cercata – 48 Il carabiniere, Felice Di Lernia, Amedeo Bottaro e Stefano Cucchi – 49 Ehy tipa, vieni in camera con me! Portati un’amica – 50 La medicina narrativa di Maurizio Turturro e Guevara – 51 Ho finito il presepe

Alveare 2019

1 Sono felice anch’io – 2 Cesare Battisti – 3 Mi dispiace per il magistrato arrestato – 4 Francesco non era morto – 5 Il Giorno della Memoria. E gli altri morti? I morti vostri 6 Scendi il cane? Bazzecole, a noi non c’interessa dell’Accademia della Crusca 7 Nunzio aveva scritto un libro – 8 Il filosofo Simeone – 9 Il girone dei dannati – 10 Buona festa per cosa – 11 Non serve combattere il razzismo – 12 Le mani di mia sorella – 13 La poesia e il cibo di Verrigni
– 14 La balestra – 15 Il parcheggio dell’ospedale – 16 Perdonatemi e permettetemi un po’ di autocelebrazione – 17 Salvini, pochi libri – 18 La capocciata – 19 La pizza del futuro è cotta al sangue – 20 La sindachite – 21 “Pescaria, Salto dell’acciuga, tavoli di plastica sulla spiaggia libera e Ceralacca” – 22 Stanco delle nostre discussioni da bar su Carola ho interpellato il professore – 23 I biscegliesi sono preoccupati per l’ospedale – 24 L’albero segato – 25 L’ambulanza per Tomasicchio – 26 Perchè non piace la festa dei popoli? – 27 Samara e la noia. Anche a Trani – 28 La salsa – 29 Non insegnate ai bambini – 30 Un caffè per la vita

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venerdì 27 Settembre 2019

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