RUBRICA

Alveare: “Le nonne che giocavano a tombola”. L’appuntamento con la rubrica di Rino Negrogno

Rino Negrogno
Cartella della tombola e mandarino
Lei si trastullava con i numeri solo a Natale, quando noi nipotini le chiedevamo di giocare a tombola dopo il cenone, con le dita unte di cartellate
scrivi un commento 52

Entro nel bar per un caffè enaspetto il barista occupato nel registrare le scommesse, c’è una coda interminabile;nmi reco dal giornalaio per la gazzetta, dietro il bancone non c’è nessuno, eglinè affaccendato nel distribuire variopinti gratta e vinci; sull’uscio di certintabaccai c’è un raduno di zombi con gli occhi sgranati, pressappoco anemici enmalvestiti, apparentemente tronfi, ma in realtà, con gli occhi all’insù, osservanondiligentemente una sequenza interminabile di numeri mutevoli che dovrebbe primano poi corrispondere a quella impressa sopra un biglietto in loro possesso e,nimmancabilmente, appallottolano il pezzo di carta e lo scaraventano con rabbiansul marciapiede. Non vincono mai. Ci sono diverse vecchine tra questi mortinviventi che si appostano di buonora dietro i distributori automatici dinsigarette, celano tra i sorrisi e le rughe la loro dissolutezza, i capellinbianchi e la voce da favole antiche mi fanno tornare in mente mia nonna. Lei sintrastullava con i numeri solo a Natale, quando noi nipotini le chiedevamo dingiocare a tombola dopo il cenone, con le dita unte di cartellate; ne desideravanuna sola perché, diceva, se la fortuna arriva, ti bacia anche con una solancartella; conosceva il significato di tutti i numeri e, ogni anno, noinascoltavamo con gioia le sue litanie che iniziavano prima ancora che ilnfortunato addetto al tombolone, con fare da esperto lettore Braille, estraesseni numeri; questa cerimonia d’apertura consisteva nello sbucciare un mandarino,nmangiarlo e sminuzzarne la buccia da utilizzare per coprire i numeri chiamati,nnaturalmente dopo averne enunciato significato e relativa avvincente storiella.nChe tristezza le nonne che giocano a tombola tutto l’anno, spesso lo fanno dinnascosto, sperperano buona parte della loro pensione, all’inizio perché speranondi incrementare il gruzzolo, ma dopo, quando la pensione diminuisceninesorabilmente, giocano per vizio, per solitudine, per disperazione. Noi ilntombolone lo facevamo girare, avevamo tutti il diritto di riconoscere i numerincon le dita, quelli a una cifra e guadagnare qualche spicciolo, almeno finonalla cinquina; ora invece è di proprietà esclusiva dello Stato che estrae innumeri, spaccia pensioni irrisorie con la speranza di una vincita per una bollettanda pagare, dietro i distributori automatici di sigarette, tra gli zombi con lantesta all’insù, all’aurora, vestiti alla rinfusa.


BIO – Alveare – Lavoro per strada, in mezzo alla gente, ascolto il brusio e ho l’impressione di trovarmi in un alveare; salgo e scendo i gradini delle scale, entro ed esco dalle case, dai reparti ospedalieri, delle prigioni e ho l’impressione di entrare e uscire dalle celle esagonali dei favi di un alveare; scorro le notizie e le storie sul mio pc, su e giù e mi ritrovo di nuovo in un alveare di pensieri e avvenimenti; mi fermo un istante e nella mia mente nasce una storia. Lavoro come infermiere nel servizio emergenza urgenza 118 da quattordici anni ma ho la mania della scrittura, della poesia e del racconto e qualcuno è così folle da concedermi lo spazio per farlo, ma, tutto sommato, è meglio incontrarmi in veste di poeta e scrittore. Buona lettura.

venerdì 3 Novembre 2017

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti