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Alveare. “Mi dispiace per il magistrato arrestato”. La rubrica di Rino Negrogno

La Redazione
Rino Negrogno
Cosa proveranno i condannati, condannati giustamente, da un giudice se quel giudice dovesse essere colpevole?
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La notizia della richiesta di trasferire il magistrato arrestato da un carcere all’altro per ragioni di sicurezzangiacché vi sarebbero, nello stesso carcere, detenuti da lui stesso condannato, mi ha gettato nello sgomento,noltra a procurarmi una profonda sensazione di tristezza e turbamento. Tristezza anche per lui. Non sappiamonancora se il magistrato abbia davvero commesso i reati a lui ascritti, lo stabiliranno le autorità preposte, ma,nper mia forma mentis, non riesco a fare a meno di immedesimarmi negli altri, lo faccio sempre, senza volerlo,nmi immedesimo nei miei pazienti, nei miei colleghi che agiscono diversamente da me, ma anche neinvagabondi, negli ubriachi, negli immigrati che affogano nel mare, perfino nei ladri e negli assassini. Cerco lanragione, la loro ragione, cosa abbia fatto scattare la molla; una dovrà pur esserci.

Soprattutto mi immedesimo in chi, senza esserne avvezzo per propensione o per necessità, abbia, a un certonpunto della sua vita, commesso un’azione spregiudicata e sia stato sorpreso a commetterla.

Se il magistrato fosse innocente, sarebbe una tragedia immane per lui, ma anche per noi, che ora si trovi inncarcere da innocente, insieme a detenuti da lui stesso condannati. Non sapevo che fosse così giovane, hansolo due anni più di me, non so se abbia una famiglia, dei figli; se ne ha, provo a immaginare il suo sgomentone il loro, di fronte a un curriculum di tutto rispetto, dopo una vita passata a insegnare a questi l’educazione enil rispetto per la legalità, con l’esempio oltre che con i precetti, trovarsi ora improvvisamente e ingiustamentendall’altra parte. Sarebbe come se mi trovassi morente in un letto d’ospedale accanto a un malato cui abbiansomministrato una terapia, solo con me stesso, mentre intorno a lui ci fossero una decina di parenti. Lo so, ilnparagone non c’entra, ma io mi vedo così.

Se il magistrato fosse colpevole, sarebbe nondimeno una tragedia per lui, ma anche per noi e per la suanfamiglia. Mi chiedo sempre dove sia il limite, la leva che trattiene la molla, il punto esatto che ci permette dinnon cedere alla tentazione di commettere un reato per accedere a una condizione maggiormente favorevole,nmi chiedo sempre se il reato piccolino che commettiamo quasi tutti noi, non sia paragonabile al reato del piùndisonesto della terra, in quanto piccolino, solo perché non si è potuto accedere alla condizione dincommetterne uno più grande. Contestualmente mi chiedo anche cosa faccia scattare la leva, cosa non cinfaccia riflettere sulla possibilità di essere presi con le mani nel sacco e sulle relative conseguenze, qualenpresunta onnipotenza. Soprattutto cosa, in un istante qualunque della nostra vita, obnubili la nostrancoscienza che dovrebbe scovarci sempre e comunque e suggerirci l’alternativa migliore. Sarebbe come se mintrovassi morente in un letto d’ospedale accanto a un malato cui abbia somministrato una terapia errata, soloncon me stesso, mentre intorno a lui ci fossero una decina di parenti. Forse il paragone è più appropriato innquesto caso.

Cosa proveranno i condannati, condannati giustamente, da un giudice se quel giudice dovesse esserencolpevole? Cosa proveranno i condannati, condannati ingiustamente, da un giudice se quel giudice dovessenessere colpevole?nSicuramente, se quel giudice dovesse essere colpevole, la sua colpevolezza non assolverebbe quelli che luinha condannato giustamente, ma tutt’al più, quei rei, si sentirebbero come quel malato morente in un lettond’ospedale, accanto a me, morente in un letto al suo fianco, che, mentre gli somministravo la terapia, nonnavevo avuto nessuna compassione per i suoi mali.

Credetemi, mi sento molto triste e disorientato, per noi e per lui, a prescindere.

Alveare 2017

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Alveare 2018

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Alveare 2019

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mercoledì 23 Gennaio 2019

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