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Alveare: “Non sparate a Capodanno”. La rubrica di Rino Negrogno

Rino Negrogno
Medicazione su mano
Tutti, mentre accendono la miccia, pensano che a loro non potrebbe mai accadere
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Lo so, ve lo dico ogni anno, ma non mi stancherò mai di ripeterlo, magari a un paio di persone si ficca nella testaccia e sarebbe per me motivo di grande soddisfazione. Non sparate perché spaventate i neonati e gli ammalati, spaventate gli animali, danneggiate le automobili, rischiate di perdere qualche dito, se non tutta la mano, perché lanciate dalla finestra i vostri soldi, li gettate via così, con un inutile botto; perché è da incivili oltre che da stupidi. Brindate piuttosto, ma senza esagerare, baciatevi sotto il vischio, cantate la strenna, scambiatevi doni, mangiate lenticchie con poco cotechino altrimenti il colesterolo aumenta, melograni e uva, vestite biancheria intima rossa, danzate, divertitevi con amici e parenti.

Quando mi sono precipitato per soccorrere un ragazzo di vent’anni cui l’esplosione di un botto aveva provocato il distacco del pollice e l’indice della mano destra, l’aria era pervasa dagli effluvi caratteristici dell’anno che va via portandosi dietro un po’ della nostra vita, l’asfalto era fumante come un campo di battaglia, le gente se ne stava in silenzio sui balconi sbigottita con il calice tra le mani, un cane con la coda tra le gambe si era fermato ad annusare il sangue sul marciapiede, aveva ritenuto per un attimo di avere giustificati motivi per detestare i botti, in lontananza se ne udivano ancora come dei tuoni che varcano il mare e all’orizzonte ramificano le loro frasche mentre la pioggia bagna madidi viandanti; il ragazzo tremava, implorava affinché trovassimo le sue dita e gliele riattaccassimo. Improvvisamente è scoppiato in un pianto irrefrenabile, gli ho detto di restare calmo e che gli avrei fatto subito un antidolorifico, ma lui singhiozzando ha risposto che non per il dolore piangesse, ma perché preoccupato e non per le dita, che difficilmente avremmo potuto ricucire, i monconi erano lacerati; era disperato per suo padre, per quello che avrebbe detto, per quello che avrebbe provato; né lui né suo padre avrebbero mai immaginato che, in un giorno di festa, sarebbe accaduta proprio a loro una sciagura simile. Tutti, mentre accendono la miccia, pensano che a loro non potrebbe mai accadere.

Così è cominciato il nuovo anno per quel ragazzo. A chi non spara non può accadere. Lo so, ve lo dico ogni anno, ma devo dirlo anche quest’anno e devo aggiungere che più volte lo ripeto e più comincia a non dispiacermi più quando ve la andate a cercare.

Buon anno.


BIO – Alveare – Lavoro per strada, in mezzo alla gente, ascolto il brusio e ho l’impressione di trovarmi in un alveare; salgo e scendo i gradini delle scale, entro ed esco dalle case, dai reparti ospedalieri, delle prigioni e ho l’impressione di entrare e uscire dalle celle esagonali dei favi di un alveare; scorro le notizie e le storie sul mio pc, su e giù e mi ritrovo di nuovo in un alveare di pensieri e avvenimenti; mi fermo un istante e nella mia mente nasce una storia. Lavoro come infermiere nel servizio emergenza urgenza 118 da quattordici anni ma ho la mania della scrittura, della poesia e del racconto e qualcuno è così folle da concedermi lo spazio per farlo, ma, tutto sommato, è meglio incontrarmi in veste di poeta e scrittore. Buona lettura.


Alveare 2017

1 Ernesto Che Guevara – 2 Al capezzale dei vecchi – 3 La visita medica – 4 Il sindaco è come il pesce – 5 L’incidente dell’ambulanza – 6 Le nonne che giocavano a tombola – 7 Vi racconto il mio primo appuntamento al buio con una donna – 8 Barresi-Bottaro: che brutta storia – 9 Lei è un medico? Una donna? – 10 Quello strano fascista di Pinuccio Tarantini – 11 Rossella è andata via da Trani – 12 Disabili vs. normodotati. Volete sapere chi ha vinto? – 13 Ciao Ivan, compagno di liceo – 14 Lettera di Gesù Bambino

mercoledì 27 Dicembre 2017

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