Politica

Alveare. “Sai già a chi votare?”. La rubrica di Rino Negrogno

La Redazione
Rino Negrogno durante la sua esperienza poitica
Quanti ne ho visti, senza un lavoro, senza né arte e né parte, senza aver creato nulla per se stessi e con la tracotanza di voler aggiustare le cose nella città se non nella nazione
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L’unico vantaggio che ricordo della mia candidatura è quello che nessuno mi chiedeva il voto e io non lo chiedevo qualunquemente.

Si avvicinano, nemmeno circospetti, con un sorriso che avrebbe destato sospetti in tempi differenti, brevi preliminari e informazioni circa la salute e le congiunzioni astrali, poi la domanda fatidica: «Sai già a chi votare?» e tu pensi angosciato alla risposta meno compromettente che in realtà non esiste, anche perché quella che ritieni più sbrigativa: «Non vado a votare tanto sono tutti uguali», è quella che più t’impantana, persino il novizio, il politico più sprovveduto, riterrà di doverti redarguire con solenne rampogna e illuminarti sui diritti e i doveri dei cittadini, fino a giungere alla richiesta di sostenerlo perché egli si candida per il popolo, per la città, per la nazione.

Quanti ne ho visti, senza un lavoro, senza né arte e né parte, senza aver creato nulla per se stessi e con la tracotanza di voler aggiustare le cose nella città se non nella nazione.

Quel che penso, però, è che non bisognerebbe chiedere voti alla gente; io, ingenuamente, non li chiesi nemmeno ai miei parenti e ne ricevetti solo trentanove; molti, in seguito, mi riferirono di non sapere nemmeno che fossi candidato, molti altri che avrebbero votato per me perché concordi con le mie esternazioni, ma non poterono, in quanto avevano ceduto il loro voto in cambio di servigi o a dei loro procugini; evidentemente, pur essendo d’accordo, non avevano mai compreso le mie riflessioni.

Non bisognerebbe chiedere voti, bisognerebbe vivere in un certo modo, realizzare certe cose per la propria vita, la propria famiglia e il proprio lavoro, aver raggiunto un certo scopo; bisognerebbe dire ciò che si pensa e, soprattutto, parlare di programmi realizzabili evitando i miracoli; camminare per le strade tra i manifesti elettorali senza sorrisi preelettorali e la gente dovrebbe farsi all’incirca un’idea.

Scherzo ovviamente, chiedetemi pure il voto, dirò a tutti di sì.


Alveare 2017

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1 Il problema etico di Giuseppe Tarantini – 2 Il Pronto Soccorso – 3 Il corte di Acca Larentia – 4 La razza del mio cane – 5 Alfredo Albanese – 6 Quale giorno della memoria?


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