Cultura

Arnia. “Simone Caccetta, l’amicizia con Pietro Palagano e la sua ascesa socio-politica”

Luca Pilato
Palazzo Caccetta
Prima parte della storia di Simone Caccetta, Homo novus del '400. La prossima settimana sempre su queste pagine troverà spazio il "sequel" di quel che andrete a leggere
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Il palazzo fatto realizzare da Simone Caccetta non è certamente solo il simbolo della sua ricchezza, ma, piuttosto, una chiara espressione del potere a tutto tondo da lui raggiunto. Una cronaca anonima pubblicata da Giovanni Beltrani in “Cesare Lambertini e la società famigliare in Puglia” (Trani, 1884) – esposta precedentemente, nel 1879, anche da Arcangelo Prologo in “Gli antichi ordinamenti intorno al governo municipale della città di Trani” – presenta Caccetta di origine incerta, poiché “non v’è dubbio alcuno che Simone sia vissuto, e morto in Trani, se poi sia nato nell’istessa città, resta alquanto in dubbio”, sebbene in molti ipotizzassero una sua provenienza calabrese. Probabilmente povero in un primo momento, svolse l’attività di notariato. Nello scritto si discute anche sull’origine nobile o meno della sua famiglia, tuttavia, alla luce delle qualità e dell’ingegno di Simone, il ragionamento è messo a tacere dal cronista con la lapidaria affermazione che chi ha in considerazione le virtù, il valore e l’ingegno di Simone “necessariamente resterà convinto, con dire che non era possibile un simil uomo nascere di vil sangue”. Al servizio di Pietro Palagano, signore di Corato e castellano di Trani, Caccetta svolse l’attività di cancelliere addetto ai conti della sua casa, guadagnandosi la buona reputazione e il rispetto tanto della città quanto di colui presso il quale era al servizio che volle ricompensarlo elevandolo a Capitano e governatore di Corato, poi alla carica di vice castellano a Trani. Raggiunta, quindi, una situazione di agio, Caccetta si licenziò. Homo novus del ‘400, il nostro Simone ottenne ben presto dal re la terziaria del ferro a Trani e, in seguito, l’incarico di portolano della Provincia di Bari, poi di Capitanata, oltre alla commissione dei Sali di Puglia che – riferisce l’anonimo cronista – erano tutti “officii di grossi provventi”. Constatando, pertanto, che la sua dimora (indicata dal narratore nei pressi di un forno pubblico vicino a Santa Maria de Russis) “non era capace e conveniente al suo stato”, maturò presto la decisione di costruire un palazzo, su un lato di piazza San Marco, di fronte alla casa del cavaliere Giovannello Sifola (la chiesa di San Marco a cui il palazzo era adiacente, antecedente all’attuale chiesa di Santa Teresa, dette il nome ad uno dei famosi seggi nobiliari tranesi e ha lasciato traccia di sé nella toponomastica: piazza Sedile San Marco).

La seconda parte della storia di Simone Caccetta sarà pubblicata venerdì prossimo

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