Cultura

Arnia. “Simone Caccetta il “dimenticato” (dalla toponomastica). Le risse e le paure del potere”

La Redazione
Particolari di Palazzo Caccetta
Seconda parte della storia di Simone Caccetta, Homo novus del '400. La settimana scorsa su queste pagine la prima puntata dedicata all'uomo di cui conserviamo uno splendido palazzo sul porto
scrivi un commento 117

PRIMA PARTE

Ben presto Caccetta giunse, però, alla rottura dei rapporti con Palagano sebbene questo fosse “quello che sollevò Simone dal basso stato, al quale per gratitudine doveva essere non solo amico, ma anche dovea servirlo in ogni occorrenza”. L’inimicizia tra i due, come si vedrà, ebbe ripercussioni anche sull’assetto socio-politico della città che si divise in due fazioni che sovente finirono per causare risse: la parte dei nobili con Palagano, la fazione popolare con Caccetta. Per quest’ultimo non fu certamente impresa ardua accattivarsi la simpatia di coloro che tradizionalmente erano avversi alla nobiltà. L’anonimo cronista non nasconde il dettaglio, non di poco conto, di come verso il popolo venissero elargiti da Caccetta importanti benefici giacché la sua casa “era aperta a tutti coloro che volessero mangiare e bere ogni giorno” e la sua stravaganza lo portò a donare loro vestiti – perché i suoi seguaci si distinguessero dalla fazione avversa – e spesso, anche denaro. Ma la situazione prestò degenerò e si giunse a un vero e proprio scontro frontale tra le due parti durante il quale fu utilizzata anche l’artiglieria. Il tragico bilancio fu di dieci morti. Anche Ferdinando Lambert dedica la sua attenzione a questo storico avvenimento: nel II volume del suo “Notiziario Storico”, manoscritto che raccoglie informazioni preziose e spesso poco note sulla storia di Trani conservato presso la Biblioteca G. Bovio, data questa zuffa al 1456 (in un’annotazione vergata in calce al foglio viene precisato, tuttavia, come la data non sia accertata e che la vicenda, probabilmente, avvenne prima), riportando che “vi fu una guerra civile in Trani tra i partiti del conte Pietro Palagano e di Simone Caccetta notabilissimo il primo per autorità e nobiltà, il secondo per ingegno e ambizione smodata” e aggiunge, inoltre, come la guerriglia avvenne in piazza Portanova (odierna piazza Lambert, era una delle principali piazze della città) e come tra i morti ci fu Palamede, figlio di Pietro Palagano. Tornando alla nostra cronaca, l’avvenimento aizzò le ire del re che punì la città con una multa di quarantamila ducati. Il malcontento della popolazione non tardò ad arrivare, giacché il nostro cronista riferisce come i cittadini “sentendosi toccare la borsa dicevano […]: Idd pe staje a Tran nui pagamo. Altri dicevano: Simone n’eppe l’onore, e li cittadini li guai, che pagano”.

Se la ricchezza e il potere raggiunti da Caccetta riuscirono a garantirgli agio e sicurezza per gran parte della sua vita (cercò addirittura di acquistare la città di Vieste vedendosi ormai nel 1456 “bene addobbato di ricchezze, onorato con l’ufficii ed esposto al continuo aumento delle facoltà sue per le mercanzie che esercitava per mare e per terra”), arrivò il momento in cui, però, dovette iniziare a fare i conti con le proprie paure e insicurezze. Fece costruire, quindi, una galera che volle a sua disposizione ormeggiata nel porto. Non ci è dato sapere il fine per cui questa imbarcazione fu realizzata ma “vivendo Simone sempre in sospetto, e conoscendo la potenza de’ suoi nemici, giudicò che un giorno avrebbe avuto bisogno di fuggire, come al fine l’avvenne, e non era mezzo più a proposito che tenere un vascello armato a sua richiesta”. Di certo, da quel momento in poi, la vita di Caccetta fu caratterizzata da confische dei suoi beni, debiti e stenti (“gli amici lo soccorrevano di pochi denari, e per vivere molte volte impegnava i vestiti”). Succeduto re Ferrante I ad Alfonso, il sovrano inviò a Trani un vero e proprio esercito per castigarlo (è probabile che, nel frattempo, fossero accaduti altri spiacevoli episodi con i Palagano). Simone, avvertito, si dette alla fuga. E fu proprio durante la partenza precipitosa dal porto, che un nemico sulla terraferma lanciò una pietra che lo colpì al capo facendolo cascare in mare e annegare. Era il 1460 e fu quella pietra a porre fine in maniera così ingloriosa alle ambizioni di Simone Caccetta. Sarebbe banale e insensato riflettere oggi sul vero peso rivestito da Caccetta nell’assetto socio-politico della Trani del ‘400 e sui suoi ipotetici meriti o demeriti legati alle sue smanie di grandezza. È un dato di fatto, però, che la toponomastica tranese non l’abbia mai ricordato (via Accetta, arteria che collega Via Lorenzo Festa Campanile a via Cambio, non ha alcun nesso con il nostro Simone, essendo dedicata – come spiega Giuseppe Amorese in “Tutte le strade che portano a Trani” – a una famiglia che qui aveva le sue case e di cui celebre esponente fu il poeta Torquato), diversamente da Pietro Palagano, a cui è intitolata, invece, una strada. Possiamo considerarla, dunque, una semplice casualità?

Le altre puntate

Trani nel cuore di Janet Ross, romantica viaggiatrice inglese in un mondo in trasformazioneTestimonianze sulle criticità del porto nei secoli passatiIl commercio per mare e lo sviluppo di un’economia stabile per TraniSimone Caccetta, l’amicizia con Pietro Palagano e la sua ascesa socio-politica

venerdì 12 Gennaio 2018

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti