Basket

Gavetta, mare in testa e mani sulla macchina fotografica. Vincenzo e i primi scatti sulla “Rosea”

Donato De Ceglie
Vincenzo Delnegro all'opera in campo
"Quando arrivo qui, anche in inverno, la prima cosa che faccio è togliermi le scarpe e farmi una passeggiata con i piedi nudi immersi in acqua"
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Sguardo sorridente e battuta pronta, incontriamo Vincenzo poco prima che riparta per Milano, dove oggi vive e lavora. Una passeggiata nel centro storico, uno sguardo al porto, qualche goccia di sole e chiacchieriamo della piccola grande gioia che ha conquistato: una sua foto a mezza pagina su La Gazzetta dello Sport. Da qualche mese abbiamo intrapreso un’iniziativa di “racconto” dei tranesi, nella maggior parte giovanissimi, che per studio o lavoro vivono fuori città: Humans from Trani. Raccontare la storia di chi parte, di chi si allontana dalla città per inseguire un sogno è tessere la trama della nuova migrazione che nel lungo periodo o impoverirà il Sud o lo renderà un nuovo punto luce per il Paese.

Vincenzo lo intercettiamo tra il recupero di una parmigiana e la delusione per la coincidenza della sua partenza e il giorno di chiusura della sua focacceria di fiducia, da Enzo, nelle vicinanze del Comune. “Ha persino una mia foto sul muro, un fotomontaggio, da quando gli ho detto che ho esportato la sua focaccia a Milano. Solitamente porta via un paio di focacce precotte da Enzo, finisce di cucinarle a Milano ed è quasi profumo di casa. Vincenzo ha studiato Economia aziendale a Bari, ha giocato da sempre a basket e si è appassionato al magico mondo dei disegni della luce intrappolata in una scatoletta nera. Ha seguito corsi di fotografia a Trani con l’associazione Lost&Found, si è impratichito sul parquet del Palazzetto Tommaso Assi, “Ho iniziato con una fotocamera in prestito. Fotografavo gli amici in prima divisione, poi giovanili della Fortitudo poi promozione Fortitudo”.

Scatti in biancazzurro che scavavano nella sua mente il desiderio sempre più forte di lasciare il mondo al quale si era avvicinato con l’università e abbracciare il futuro con la formazione dell’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. In quell’Istituto, tra l’altro, ha ritrovato un’altra tranese: la docente Wanda Perrone Capano.

Con tutte le difficoltà di chi parte con il bagaglio a mano per cavarsela da solo e cercare di pesare il meno possibile sulla famiglia – che torna ed è presente in ogni istante della chiacchierata – Vincenzo si barcamena tra case di amici, risotti in bianco, lavoretti in ristoranti stranieri ed il trolley sempre insieme. “Per un periodo mi svegliavo da un amico e sapevo che quella sera avrei dormito a casa di un altro, in attesa di trovare una piccola sistemazione ho trovato riparo in casa di amici tranesi che vivevano già da tempo a Milano”.

Tra lo studio, il lavoro, blocchi creativi, pensieri e progetti, Vincenzo cerca una squadra per rimettersi ad allenare: “Mi mancava l’odore della gomma, mi mancava respirare l’aria degli allenamenti dei bambini, era anche un modo per sentirmi a casa”. E così trova spazio nella Tumminelli Romana Basket Sport. E contestualmente inizia a cercare di proseguire il suo cammino “fotografico” a bordo campo. La sua prima gara in A da free lance la ricorda benissimo: Avellino – Pistoia. Poi le esperienze in A2 a Legnano e tra uno scatto e l’altro becca anche un arbitro tranese: Pasquale Pecorella. “Mi son fatto riconoscere in qualche maniera, ero in ritardo e non volevano farmi passare dall’area arbitri per lasciare la bicicletta con la quale mi muovo. Appena saputo il nome dell’arbitro ho iniziato a chiamarlo ad alta voce fino a che non mi ha sentito tra gli sguardi interdetti dei dirigenti”.

Adesso Vincenzo collabora con la Ciamillo-Castoria, agenzia Fip e Legabasket e così le sue foto cominciano a girare fino a ritrovarsi un bel giorno con la Rosea tra le mani ed una sua foto della gara Milano – Pesaro a metà pagina. E non solo. Ha iniziato piccole collaborazioni con l’agenzia Major Models di Milano. E intanto ha in testa qualche progetto personale: “Sono un tecnico più che un creativo. Ho in mente uno scatto ma in mente ho più che altro le modalità di scatto, la tecnica che mi serve per ottenerlo. Con l’Istituto e le esperienze sto cercando di sviluppare anche il mio lato creativo, vedremo cosa ne verrà fuori”.

Prima di partire ha fotografato suo padre in una battuta di pesca. Ed è forse il mare la parte migliore che si porta dentro da questa terra. “Me lo sono tatuato, così è sempre con me”. “Quando arrivo qui, anche in inverno, la prima cosa che faccio è togliermi le scarpe e farmi una passeggiata con i piedi nudi immersi in acqua. Anche sotto la pioggia. Non posso farne a meno”.

sabato 19 Maggio 2018

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