Spettacolo

“Famoso sul web”, la viralità di Domenico Bini presto sarà un rockumentario

Donato De Ceglie
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Domenico Bini
Chitarrista amatoriale, il signor Domenico Bini, il "Maestro Bini" come soprannominato dai suoi fan, ha iniziato a pubblicare assoli chitarristici su Instagram nel 2015. Oggi sulla sua pagina vengono caricati decine di mini brani
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Oggi può contare decine di cover di suoi brani o assoli ed una clip ufficiale de “Il Vulcano”, prodotta da Studio XXXV, con oltre mezzo milione di visualizzazioni. Domenico Bini ha poco meno di 60 anni, è tranese, e forse non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi protagonista di un docufilm su di lui. Una fama ed un successo che non ha rincorso ma si è ritrovato a gestire, probabilmente anche senza strumenti. L’unico strumento che imbraccia è la chitarra ed una webcam con la quale registra ormai decine di pezzi ogni giorno. Mini pezzi, probabilmente senza apparenti meriti musicali, ma pezzi in grado di entrare nel cuore di migliaia di followers.

Inizialmente il suo successo è stato accompagnato da “haters” o da commenti denigratori, oggi Domenico è circondato da tanto affetto ed ha un fan club numeroso. Negli scorsi mesi alcuni suoi must sono stati mandati in onda in programmi radiofonici su Radio Deejay e Radio 2, da Linus a Dose e Presta, e di Domenico Bini si è parlato su svariate riviste musicali di caratura nazionale. Il regista tranese Giuseppe del Curatolo ha deciso di immortalare questo momento, di intercettare quanto accaduto sino ad ora e cercare di raccontarlo a chi potrebbe non capirlo tra qualche anno, con il rischio che il “successo” e la viralità del momento non vengano trasmesse ai posteri.

Il docufilm, prodotto in maniera indipendente, sarà realizzato con il contributo del circolo del cinema Dino Risi. Dopo le scene casalinghe, Domenico è stato convinto anche a girare un piccolo “live” in un locale. “Non è stato facile organizzare la scena del “live dal vivo” di Domenico Bini. Il film, FAMOSO SUL WEB (È NEL MONDO) – DEDICATO À DOMENICO BINI, produzione indipendente a cura del Circolo del Cinema Dino Risi si sviluppa in più parti (che chiaramente non anticipo) e “l’official show” è una di queste, che avevo in mente fin dal principio del lavoro. Avevo chiesto al Maestro di inserire nel film un concerto davanti ad un pubblico, cosa che nella sua attività artistica non era mai avvenuta se non da ragazzo, quando suonava in un “complesso” con amici e cugini ma, tra tutto ciò che il film prevede e che gli ho proposto, questa richiesta è stata l’unica sulla quale Domenico non è sembrato convinto e che l’ha fatto oscillare un po’: abbiamo prima ipotizzato di fare un intero concerto, poi un concerto con un pubblico di soli amici, poi uno a porte chiuse, fino all’idea di far suonare una band di supporto e creare un effetto sorpresa finale con il suo ingresso sul palco. Ogni ipotesi andava bene, fino a che non ci ripensava perché cresceva in lui una forma di agitazione dovuta all’esibizione in pubblico. Non ho mai voluto forzarlo, né costringerlo a nulla, ma al contrario ho sempre assecondato e rispettato le sue richieste. È giusto e rispettabile accettare che la dimensione ideale del Maestro è casa sua, lontana da sguardi indiscreti e invadenti di un pubblico che evidentemente lo mette a disagio. Se avesse voluto avrebbe potuto già essere ingaggiato per un tour mondiale, ma lui preferisce la dimensione privata e discreta di casa sua che lo tutela e gli dà forza. Poi magari le immagini del suo cellulare fanno il giro del mondo, ma lui si sente protetto comunque” ci racconta Giuseppe del Curatolo.

“Più volte, anche nell’intervista all’interno del documentario stesso, mi ha detto di non volerne saperne di concerti e apparizioni affollate, e l’ha ribadito anche in questa circostanza, proprio come le altre volte. Quello che è successo nel concerto registrato è avvenuto in maniera naturale, frutto della situazione e dei tempi dilatati che richiede una ripresa cinematografica. Bini avrebbe suonato a porte chiuse un solo pezzo “Il vulcano”, da solo peraltro, togliendo nel film la scena al gruppo che stava suonando. Quando però è salito sul palco per una prova, ho voluto provare a fargli vedere che effetto si creava suonando accompagnato dalla band e lui ha iniziato a prenderci maggior gusto, anzi alla fine ha preferito lui stesso suonare con gli altri musicisti. Abbiamo quindi iniziato a girare ripetendo più volte il brano per i vari tagli e le varie inquadrature, fino a quando l’esecuzione non si è protratta e ha iniziato ad arrivare il pubblico che sapeva che la festa sarebbe iniziata alle 21. A quel punto, ciò che credeva potesse spaventarlo, si è trasformato in affetto che Domenico ha sentito forte e autentico da parte di tanti fans intervenuti, per cui abbiamo finito per fare una esibizione reale, live a tutti gli effetti, che si è conclusa con un caloroso e trascinante coro “Maestro! Maestro! Maestro!” che l’ha commosso. Il giorno dopo era ancora frastornato e felice dalla devozione autentica che gli hanno mostrato i fans, oltre che con il calore e gli applausi anche con innumerevoli richieste di autografi e foto ricordo che ancora non poteva crederci fosse successo davvero. Tutto continua ancora oggi sui social, con gli intervenuti felicissimi di esserci stati, gli assenti disperati per l’occasione perduta, e Domenico Bini commosso per un sogno che si è realizzato”.

Pino Ursi e il Cliquè di Trani hanno messo in piedi una indimenticabile serata all’insegna della grande musica del Maestro con un concerto della SCHANA WANA band, cover-band del Maestro costituitasi per l’occasione, “In rappresentanza delle tante belle realtà di gruppi presenti in Italia (e non) che riprendono il Bini-repertorio, un altro dei tanti aspetti legati alla passione nei confronti del nostro, che non possiamo fare a meno di raccontare nel rockumentario”.

La Schana Wana Band è composta da Simone alla chitarra, Alessandro voce, Jonathan al basso, Gabriele alla batteria, con il supporto tecnico di Safari e Raul. In effetti, trattandosi di una festa, Jonathan Pappolla, leader della band e complice factotum di tutta l’operazione (ha pure una parte rilevante all’interno del film e sua è la grafica della locandina del concerto) ha democraticamente suggerito che della Schana Wana band potesse far parte chiunque – tra tutti i fans e non del Maestro – avesse avuto voglia di unirsi a suonare. Molti lo hanno contattato e si sono uniti nella seconda parte della serata suonando in jam session le conzoni del Maestro che ciascuno preferiva. Tantissimi sono stati i contatti ricevuti da tutta Italia nei giorni precedenti al concerto, da quando cioè “si è sparsa la voce” di questo Bini-raduno, occasione per un incontro con il pubblico che non si sapeva se di fatto sarebbe avvenuto o meno.

“È avvenuto e per la gioia di tutti (noi che giravamo, Domenico Bini e i suoi tanti educatissimi fans) è venuto fuori uno spettacolo/tributo irripetibile. Con le riprese siamo a buon punto, anche se ci aspetta ancora un po’ di lavoro ma, per come è concepito e strutturato il film abbiamo un titanico lavoro di post-produzione tra sonorizzazione, effetti e soprattutto montaggio. Lo dico soprattutto ai tanti Bini-fans che mi contattano per chiedermi notizie sullo stato dei lavori: l’attesa è ancora molto lunga, ma sono certo che sarà premiata. Stateci vicino e supportateci”.

martedì 26 Novembre 2019

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