Spalla

Il sabato della Balestra, il lunedì dell’ingegner Giuseppe Manisco

Donato De Ceglie
La palla di fuoco scagliata dalla Balestra gigante
Il video del lancio, sulla nostra pagina Facebook, ha raccolto circa 100mila visualizzazioni e centinaia di commenti che hanno ridicolizzato l'evento. Ma l'insuccesso qual è stato?
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Sotto i baffi bianchi si nasconde un corpo esile che partecipa con grande enfasi all’armonia di quel che lo circonda. Oltre 140 macchine di Leonardo studiate e riprodotte, macchine che nella sua storia personale hanno preso il posto di alcuni mobili e suppellettili tra le mura casalinghe, con buona pace di sua moglie. Le parole dell’ingegner Manisco, artista salentino, andrebbero ascoltate in religioso silenzio anche solo per percepire l’entusiasmo che lo anima nel dedicare la sua vita quotidiana allo studio delle opere dello scienziato fiorentino.

La Balestra gigante è stata attesa per giorni, pubblicizzata su stampa nazionale e annunciata durante trasmissioni radiofoniche seguitissime in tutto il Paese. Un evento che ha chiamato a raccolta sul piazzale antistante il Castello Svevo di Trani centinaia di persone. Una massa affascinata dall’idea di osservare una palla infuocata scagliata nel mare da una struttura in legno ideata da Leonardo da Vinci. Tutti lì a cercare un posto in prima fila o di scavalcare con lo sguardo la cordata umana formatasi davanti alle transenne. Qualcuno si è accontentato di un posto privilegiato sulla balaustra vista mare, convinto di osservare così il punto di approdo della palla. Per un’ora e mezza la “folla” ha sognato il sibilo (che non vi sarebbe stato, come da appunti di Leonardo) delle corde che lentamente sono state tese sino al momento in cui è terminato il conto alla rovescia e la Balestra gigante è entrata in azione.

La “folla” però ha perso le parole dell’ingegnere che sperava la palla potesse quantomeno oltrepassare il muretto e finire sulle pietre sottostanti. L’ingegner Manisco conosceva bene la sua opera ed il finale di quel pomeriggio. La posa in opera, il richiamare il genio di Leonardo da Vinci, il funzionamento del sistema, questo bastava per inorgoglire il cuore dell’ingegnere che quando la palla ha finito il suo percorso rotolando sull’asse centrale della balestra ed è rimbalzata sul parapetto prima di schiantarsi sugli scogli, ha esultato. La folla invece ha riso ed ha liberato subito il piazzale, si è sparpagliata e forse neanche visiterà la mostra presente fino al 30 giugno a Palazzo Beltrani sulle macchine da guerra di Leonardo da Vinci (sempre a cura dell’ingegner Manisco). L’arte della guerra, cosa bestialissima. Ma bestialissima è anche l’arte della risonanza dei social. Non ci si può aspettare, con un “sabato” così, che un fatto simile non scateni ironie. L’attesa della folla non è stata ripagata, la folla ha bisogno di cose folli, altrimenti non vi è appagamento.

Forse dovremmo curare meno il sabato della Balestra e prestare più enfasi al lunedì dell’ingegner Manisco. Quando l’ingegnere studia le carte, ordina i materiali, raccoglie gli attrezzi da lavoro e comincia a ridare vita al Genio, al sogno di un inventore, al Fantastico che si scontra con il reale. Non c’è fallimento che sia inutile ma vi è anche necessità di comprendere che il successo non è obbligatoriamente qualcosa comprensibile dalla folla.

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domenica 5 Maggio 2019

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