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La sinistra riparte dalle idee. Santorsola: “Non abbiamo più tempo da perdere”

La Redazione
Prima le idee
Sabato in Fiera a Bari l'assemblea della sinistra che chiede uno scatto d'orgoglio. Tra gli interventi anche quello di Francesca Zitoli. Ora un coordinamento e assemblee territoriali
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Oltre 500 persone, arrivate da tutta la Puglia, hanno preso parte alla Fiera del Levante all’assemblea “Prima le Idee”, organizzata a Bari da diverse associazioni che chiedono uno scatto di orgoglio alle forze riformiste. Dopo la relazione introduttiva di Michele Laforgia, oltre ai contributi programmati, richiesti a Carofiglio, Viesti, Capriati, Iarussi, si sono registrati circa 15 interventi – tra cui quello non atteso e assai applaudito di Nichi Vendola – ed altri venti circa hanno dovuto rinunciare, per contenere i tempi dell’Assemblea.

Intervenuta sul palco anche Francesca Zitoli, consigliera comunale di Trani, partecipante alla riunione barese con Mimmo Santorsola, Leo Amoruso, Maurizio Turturo e Sebastiano De Feudis. “Mi è sembrato un tuffo nel passato, un momento piacevole per il quale ringrazio Michele Laforgia per le energie spese nella preparazione e nella attuazione di questa grande assemblea della sinistra pugliese che si è svolta nei padiglioni della Fiera di Bari con un nome promettente. L’obiettivo è quello di ripartire insieme, tutti, lasciandoci alle spalle le divisioni per futili motivi, i puntigli interpretativi e la ricerca affannosa di primogeniture che ci hanno portato a non essere più rappresentativi delle istanze delle fasce più deboli della popolazione e dei ceti medi illuminati” scrive Santorsola dopo l’evento.

“I compagni presenti, fatta eccezione per gli “osservatori” esterni, sono le persone per le quali, in età non più verde, mi sono affacciato alla politica, le persone dalle quali ho ascoltato le motivazioni di una lotta alle disuguaglianze ed alla ostilità per il nuovo ed il diverso, le persone che ho eletto a miei leaders nella difesa dei diritti fondamentali della società, di tutta la società, senza discriminazioni. È stato bello partecipare ed è stato bello vedere vecchi e nuovi compagni, qualcuno anche giovanissimo, sorridere alla speranza di un cammino che riprende e di idee che si rimettono in moto. La Giusta Causa di Trani è stata rappresentata da Francesca, una giovane e coraggiosa compagna che ha gridato il dolore e le difficoltà di una scuola abbandonata da anni al precariato ed alla improvvisazione ed esposta al rischio di una autonomia regionale sconsiderata e dis-livellante”.

“Gli interventi, tutti, hanno toccato temi fondamentali, hanno sottolineato errori irripetibili, hanno parlato di obiettivi irrinunciabili ma, tra tutti, due parole mi hanno colpito per la semplicità e la verità che rappresentavano: smarrimento e metodo. Lo smarrimento è quello in cui si è trovata una intera classe politica all’indomani del febbraio 2013, lo smarrimento è quello che hanno vissuto tanti compagni che si sono ritrovati senza una bandiera, senza una casa comune su cui piantare quella bandiera, senza un leader che omogeneizzasse le azioni ed i pensieri e che difendesse quelle azioni e quelle idee nelle sedi di confronto e di decisione, con azioni e pensieri sempre più difformi da quelli da cui era scaturita la sinistra” prosegue l’ex assessore regionale.

“I “leader”, ed i presunti tali, sono stati tanti ma tutti, prima o poi, hanno abbandonato il posto di comando per necessità, per comodità, per incapacità o per volontà superiore, come è successo per Guglielmo Minervini, una persona che anche dal letto di ospedale ha condiviso le ansie delle scelte che ci siamo trovati a fare. Quello smarrimento ha reso la sinistra facile preda di una politica organizzata ed ha reso più deboli le nostre istanze. Oggi non abbiamo più tempo da perdere e non possiamo perderci dietro falsi leader: chi si propone oggi alla guida deve farlo con serietà e lungimiranza per perseguire obiettivi comuni; il contrario, l’occasionalità delle scelte, sarebbe presto sbugiardato e ci consegnerebbe in maniera definitiva al qualunquismo. L’altra parola chiave, coerente con il mio vissuto, è metodo: è inutile essere contro qualcuno o qualcosa, è dannoso perseguire il proprio pensiero senza condividerlo e modificarlo con gli altri, illusorio pensare di poter vincere senza gli altri; il metodo per vincere, facendo mie le parole del sindaco di Taranto,è viaggiare insieme se vogliamo andare lontano”.

“Chiedo perciò a Michele, a Nico, a Dario, a Niki ed a chiunque voglia candidarsi alla guida di questa sinistra ritrovata di dimostrare che le nostre ansie, le nostre paure, le nostre fatiche, le nostre rinunce non siano soltanto armi per raggiungere fini personali ma strumenti per raggiungere, insieme,obiettivi comuni. Di primo acchito potrebbe sembrare solo un revival nostalgico ma sono sicuro, invece, che si tratti di un tuffo nel futuro”.

Al termine dell’assemblea l’impegno immediato è quello di dare a tutte le realtà aderenti un coordinamento rappresentativo delle diverse esperienze e dei diversi territori e di definire già nei prossimi giorni il calendario di cinque assemblee territoriali e tematiche.

Questo il documento conclusivo.

Quando la politica va in crisi, a governare la complessità, provvedono le forze dell’economia, il sistema mediatico e le leadership, che si separano sempre più dai corpi sociali, tendendo a rappresentare l’intera plurale varietà di posizioni, con la forza del potere.

Per noi, però, il potere è sempre stato il mezzo per rendere possibile la liberazione degli uomini dalla schiavitù del bisogno, non il mezzo per soddisfare l’ego di questo o quel leader.

Negli ultimi anni, in Puglia, abbiamo assistito al progressivo esaurimento di una fase espansiva che ha visto il centrosinistra alla guida della grande stagione politica dell’attivazione di massa: il laboratorio della “Primavera pugliese” che ha consentito di innovare la base produttiva regionale, di rilanciare l’immagine del territorio difendendolo con provvedimenti legislativi di grande innovatività, di creare un ambiente culturalmente evoluto, di favorire l’innovazione sociale soprattutto giovanile, si è spento.

Al suo posto – picconato dalle dichiarazioni mai generose dell’attuale Presidente della Regione nei confronti del decennio precedente – si è affermato un ceto politico convinto che la preservazione del potere fine a se stesso, fosse la ragione ultima della politica.

Lì dove c’erano amministratori unici, si sono creati Consigli di Amministrazione.

A comporli, sono stati nominati uomini di sicura fede conservatrice, quando non reazionaria, in rappresentanza di un ceto proprietario, storicamente destrorso.

Dove c’erano manager capaci, si sono preferiti amici fedeli al Capo.

Dove si puntava al merito, si punta ora al consenso territoriale, complice anche una pessima legge elettorale regionale – fortemente voluta proprio da Michele Emiliano, sul finire della precedente legislatura – che limita la presenza di esterni al Consiglio regionale in Giunta, spingendo così gli assessori in carica a badare più al collegio che al bene comune.

Bene comune dev’essere dunque la chiave, adesso.

Se il centrosinistra intende continuare l’azione di cambiamento della Puglia, non può pensare di rispondere alla stagione dei populismi, con una rivoluzione dall’alto agita dalle stanze del Lungomare barese.

La scelta di convocare forzosamente le primarie di coalizione, senza il consenso di tutte le sue componenti si è fortunatamente arenata, dinanzi alla presa d’atto che la nostra iniziativa, “Prima le idee” stava assumendo un carattere davvero regionale e impetuoso.

Così è stato anche per la scellerata idea di Emiliano di richiedere al Governo di partecipare alla festa macabra dell’autonomia differenziata.

Segnali importanti che dimostrano come, finalmente, esista una capacità dei movimenti e delle forze democratiche che si ispirano ai principi di uguaglianza, di incidere sulle scelte di un leader sempre più solo e incapace di cogliere i segnali di inquietudine che salgono dai territori martoriati dalla crisi economica e da scelte mai fatte, come nel caso della Xylella o della legge sulle liste di attesa.

A conferma che i nodi veri dello sviluppo regionale dall’agricoltura alla sanità sono ancora lì, scottanti, in attesa di essere affrontati e risolti.

Noi proponiamo un metodo nuovo.

Rifiutiamo l’idea di un leader che cambia idea a seconda delle convenienze del momento, che imbarca pezzi di ceto politico avversario per rafforzare la sua posizione in ambienti altrimenti ostili.

Rifiutiamo lo strumento delle primarie per condizionare il posizionamento di questo o quel sindaco a più di 22 mesi di distanza dal voto del 2020.

Prima le idee è un programma di cambiamento.

E’ l’annuncio di una nuova stagione.

E’ un modo per tornare a fare politica insieme.

E’ il fortunato tentativo di unire i dispersi e chi ha bisogno di più politica e di meno leader.

E’ il coordinamento di voci preziose.

Prima le idee è il contributo di rigenerazione del centrosinistra, affinché sia plurale, ricco, dinamico e aperto alle comunità di tutti i nostri territori.

Per questo Prima le idee continua e si sposta in tutte le province.

A Trani, per parlare di sanità.

Brindisi, per parlare di impatto dell’autonomia differenziata sulle politiche regionali.

Taranto, per parlare di industria, ambiente e di ricchezza del territorio.

Lecce, per parlare di rilancio dell’economia e della biodiversità agricola e di turismo.

Foggia, per parlare di trasporti e infrastrutture, ricerca, energia e sviluppo industriale.

lunedì 25 Febbraio 2019

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