Cultura

Salima: “Ho sempre considerato la mia condizione di figlia adottiva uno stato speciale di amore”

Ottavia Digiaro
Salima Greca
Salima è stata nominata referente per la Puglia dell'Associazione nazionale figli adottivi (Anfad), una carica importante in quanto sarà da ponte tra le associazioni di genitori adottivi del territorio
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Salima Greca, 29 anni, nata in India, ma cresciuta in Puglia.nIn questi giorni è stata nominata referente per la Pugliandell’associazione nazionale figli adottivi (ANFAD). Una carica importante sianper la città che per l’intera regione in quanto la sua figura fungerà da pontentra le associazioni di genitori adottivi del territorio.

  • Salima, ci puoi raccontare brevemente chi sei e qual è la tua storia?

Sono una giovane donna come tante, nata in India ma cresciuta in Puglia da genitori calabresi che hanno girato l’Italia per studio prima e lavoro poi. Da sempre appassionata di politica e psicologia, anche in ragione dei valori che mi sono stati trasmessi a partire dalla famiglia, negli anni ho maturato sempre più un’attenzione dedicata alle ingiustizie sociali, nei confronti dei soli e degli emarginati, in generale verso chi non ha avuto le mie stesse possibilità nella vita. Detti sentimenti hanno poi caratterizzato i miei studi, di fatto mi sono laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari e ho conseguito un master in tutela internazionale dei diritti umani presso la Sapienza, dove ho anche frequentato un corso in materia di rifugiati e migranti, tema del quale anni prima mi sono occupata, collaborando alla creazione del forum Immigrazione e Mediterraneo Puglia insieme ad altri ragazzi di origine straniera. Attualmente sto svolgendo un tirocinio formativo presso il Tribunale dei minorenni di Bari al fianco di un magistrato. La mia storia dunque, per quanto iniziata in un altro Paese, può dirsi comune a quella di moltissimi altri miei coetanei, anche loro in cerca di un posto nel Mondo dopo anni di studio e tanti sacrifici.

  • Due date fondamentali: 26 novembre 1990 e 15 dicembre 1993. Dove nascono i ricordi che conservi?

Il 26 novembre 1990 è il giorno in cui sono nata. Ospite delle Suore Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta, rimango in India fino al compimento dei tre anni, fin quando il 15 dicembre 1993 incontro per la prima volta la mia famiglia a Roma. Il 15 dicembre di ogni anno ricorre pertanto l’anniversario della mia adozione.

  • I tuoi genitori avevano già adottato tuo fratello. Che rapporto hai con lui?

Mio fratello è l’altra metà del mio cuore. La sua felicità è la mia, io lo amo moltissimo, come immagino ogni sorella faccia con i propri fratelli. Ci legano sentimenti di affetto autentico e reciproca stima. Penso di non potermi sentire mai sola, sapendo che lui è al mondo.

  • Come hai affrontato negli anni questa condizione di figlia prima e cittadina dopo adottiva?

I miei genitori non hanno mai fatto mistero con me per prima ed anche con gli altri sul fatto che fossi stata adottata, ma non per questo mi sono mai sentita diversa, anzi. Ho sempre considerato la mia condizione di figlia adottiva, uno stato “speciale”, di amore ancora più profondo perché appunto legittimato a monte da una scelta che ha richiesto sacrificio, un iter procedurale e burocratico molto lungo ed impegnativo, la caparbietà incessante dei miei genitori di volermi a casa con loro. Un incipit pertanto faticoso ma che testimonia un grande amore, sentimento che al pari nutro nei confronti dell’Italia, Paese dove di fatto sono cresciuta per tutta la vita. Per comprendere quanto io mi senta italiana, voglio svelarvi un aneddoto della mia infanzia: ho imparato l’italiano dopo appena dieci giorni dal mio arrivo qui. Ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente sano, di amore profondo e regole ligie, entro un contesto culturale stimolante e nel benessere, per queste ragioni sono da sempre grata alla vita e sento la responsabilità di doverle restituire il favore con il mio impegno quotidiano; anche per queste ragioni, per la mia storia ed il mio vissuto personale, amo occuparmi di tematiche sociali, degli ultimi e dimenticati.

  • Di recente sei stata nominata referente per la Puglia in ANFAD. Cosa rappresenta per te questo incarico e che progetti hai?

Anfad mi ha nominato sua referente per la Regione Puglia. È per me un grande onore, trattandosi di un progetto in cui credo fermamente e in cui investirò tutto il mio cuore. Con sincerità, sento non poco il peso della responsabilità di questo incarico, ma questo mi spinge a fare bene e a fare meglio; impiegherò ogni mia risorsa per divenire un punto di riferimento effettivo sul territorio per le famiglie e soprattutto per i ragazzi adottati, minori e adulti giovani e meno giovani. Fin da subito, desidero creare una rete di contatti tra le associazioni che già lavorano sul territorio in materia di adozione, al fine di lavorare tutti e bene in maniera sinergica. Desidero coinvolgere nelle nostre attività professionisti nel settore della psicoterapia familiare e della psicologia clinica nonché operatori sociali ed avvocati di comprovata esperienza nel ramo del diritto familiare e minorile, affinché coadiuvino i lavori dell’associazione con il loro contributo prezioso a supporto dei ragazzi e delle loro famiglie. Appena possibile ed in sicurezza, mi piacerebbe peraltro interfacciarmi dal vivo con i reali protagonisti di questo progetto, i figli adottati, al fine di consentire loro una serena condivisione del proprio vissuto nel confronto con esperienze simili, di amore e dolore, resilienza e forza. Mi riprometto peraltro di creare quanto prima una pagina Facebook dedicata ad Anfad Puglia con indicazione dei relativi contatti e riferimenti, nonché di organizzare un’agenda di eventi e convegni tenuti da esperti competenti, ove sarà dato spazio all’approfondimento di tematiche di interesse condiviso nel Mondo Adozione quali: vissuti traumatici, ferita dell’abbandono, senso di identità e di appartenenza, ricerca delle origini, rapporto con i caregivers, ecc.

  • Che consiglio ti senti di dare a chi oggi vive la condizione di figlio adottivi e ai genitori che vorrebbero adottare?

Ai figli adottati sento di dire che la vita è bella, nel suo mistero e malgrado i momenti di dolore, per questa ragione, vorrei invitarli ad aggrapparsi con tutte le forze che hanno in corpo, perché se si trovano dove sono ora è perché la vita li ha ritenuti forti al punto da poter sopportare tutto quanto accaduto prima, in un passato che farà sempre parte della nostra storia. Una storia che è dato solo a noi completare con tasselli via via diversi, quali: sorrisi, gioie, emozioni, successi, soddisfazioni, sfide sempre nuove ed avvincenti. Sento ancora di dire loro di non permettere a nessuno, mai, di farli sentire diversi perché non lo siamo. I nostri genitori ci hanno amato, desiderato e voluto fortemente, ed è infatti soltanto l’amore (in ogni sua forma) a legittimare i rapporti significativi, null’altro. Ai genitori che hanno adottato o sono in procinto di farlo, infine, sento di inviare un abbraccio virtuale e simbolico, conscia delle sfide che il percorso adottivo comporta. Trattasi di una strada in salita, ove potrebbero non mancare momenti di tristezza e confusione, ove potrebbe venir meno la tenacia di una scelta che richiede di amare il bagaglio esperienziale di vita del bambino, prima che il bambino stesso. A voi tutti, chiedo di aver pazienza perché con amore e inossidabile dedizione nei confronti dei vostri figli, anche le storie più difficili e dolorose diverranno un ricordo lontano.

sabato 16 Maggio 2020

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