Cultura

“Podcasting, la radio di contenuto torna sul web”. E se lo scrive Luigi, fidatevi

Donato De Ceglie
La copertina del libro Podcasting pubblicata da Luigi Lupo
"Ormai, anche in Italia finalmente, ci sono podcast su tutti gli argomenti. Non credo si tratti di una moda passeggera: il podcast è un "nuovo" medium, anche se nato nel 2004"
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Luigi è figlio della nostra città, è figlio della passione per il giornalismo ed è uno di quei ragazzi che è cresciuto e si è formato con costanza e curiosità. È laureato nel corso magistrale in Comunicazione e culture dei media presso l’Università degli Studi di Torino con una tesi sul linguaggio radiofonico, uno dei linguaggi che ha masticato sul campo. Oggi è un giornalista freelance, scrive di musica, podcast e tematiche legate all’ascolto su “Sentireascoltare” e “Esquire Italia”. Suoi articoli sono apparsi anche su “Alias – Il Manifesto”, “Rivista Studio” e “7, settimanale del Corriere della Sera”.

Podcasting è un saggio che nasce come tesi universitaria e analizza la storia della radio su web, dal 1993 alla pubblicazione di veri e propri documentari radiofonici in formato podcast. Un libro che apre un orizzonte che per molti è oscuro e per altri invece troppo luminoso: è un’analisi chiara di quello che è accaduto sino ad oggi e di quello che potrebbe accadere, sfruttando al meglio le potenzialità di questo strumento.

La passione per lo sport, per il giornalismo sportivo agli esordi, poi pian piano gli orizzonti si sono allargati, passando per la musica, la cultura, il giornalismo nel senso più ampio e completo, la radio. Questo libro arriva dopo un percorso costruito giorno per giorno e pur non essendo un romanzo o un libro di fantasia, è palesemente autobiografico: quanto luigi c’è in Podcasting?

Autobiografico lo è nel senso che dentro c’è tanto delle mie passioni che, come ben dici, anche avendo condiviso una parte di percorso giornalistico con me, sono passate dallo sport alla musica comprendendo sempre l’amore per il giornalismo. Pur essendo un saggio-inchiesta, ho cercato di convogliare nelle pagine una dose di moto personale per gli argomenti trattati. La radio ha sempre fatto parte di me sin da bambino: ancora oggi, ogni mattina i miei genitori si svegliano accendendo l’apparecchio radiofonico in fm. È anche una passione che ho ereditato da mio padre. In un’emittente radiofonica di Trani, ho avviato le mie prime esperienze davanti al microfono: ho visto nel podcast – una volta cominciato a scoprire questo formato – una forma di collegamento tra il giornalismo e il racconto radiofonico. Come se le mie due passioni avessero trovato una sintesi.

Il lavoro di ricerca e di ascolto dietro queste pagine è impressionante. Sembra di attraversare un’epoca nonostante sia in pieno svolgimento. Il podcast è una semplice “moda” o è il segnale della potenza rigenerativa della radio?

Ti ringrazio per l’impressionante. In realtà ho omesso molti aspetti del fenomeno podcasting concentrandomi soltanto sui quei prodotti che trattano la cronaca con una narrazione molto vicina al documentario e al reportage, i cosiddetti podcast true-crime. Ma ormai, anche in Italia finalmente, ci sono podcast su tutti gli argomenti. Non credo si tratti di una moda passeggera: il podcast è un “nuovo” medium – anche se nato nel 2004 – e come tutti i mezzi di comunicazione non va a sovrapporsi agli altri presenti ma ci convive con le sue caratteristiche portanti. La riscoperta del canale audio è palese: pensiamo al boom degli smart speaker che presto saranno in tutte le case. Con questi oggetti si parla e si ascolta. Oppure basta vedere come Spotify e Apple, due colossi dello streaming, abbiano deciso di investire ingenti risorse nel settore. Lo hanno fatto perchè il podcasting è una forma di comunicazione destinata a durare. Da questo boom, la radio può riscoprire la sua vena innovativa: è il mezzo più antico ma anche quello che è riuscito sempre a reinventarsi e adattarsi allo spirito dei tempi.

A quali progetti stai lavorando nel campo? E quali podcast consiglieresti di ascoltare?

Sto collaborando con Piano P, la prima piattaforma italiana di podcast giornalistici di qualità, fondata da Carlo Annese, che – e lo dico con grande obiettività – è colui che in Italia ha meglio colto le caratteristiche del podcasting narrativo e d’informazione. Nel frattempo, sto curando una serie di podcast sul mondo dei talenti e delle startup e nei prossimi mesi dovrei occuparmi di un reportage audio sul ruolo dei suoni e della musica nella nostra società. Parlando di ascolti consigliati, il libro offre qualche spunto: su tutti, “Veleno” di Pablo Trincia, che è un ottimo esempio di inchiesta in formato audio, poi c’è “Da Costa a Costa” per approfondire la politica e la società americani e “Morgana” di Michela Murgia, interessante focus sulle donne “ribelli”.

Oltre a podcasting, invece, che letture consiglieresti a chi si avvicina a questo mondo? Anche per debellare da principio l’idea “lo fanno tutti, posso farlo anche io”, non perchè non sia fattibile da tutti ma perché è necessario farlo con una logica, prendendolo sul serio…

Sul mondo del podcasting, almeno in Italia, c’è ancora pochissimo da leggere. Sulla radio italiana e internazionale, invece, sono assolutamente un faro i libri di Tiziano Bonini come “Chimica della radio” o “La radio nel web”, utilissimi anche per me in fase di stesura del libro. È vero, dici bene. Realizzare un podcast è apparentemente facile: per molti bastano un microfono e un argomento da trattare per poter registrare e pubblicare. La qualità è altra roba: il consiglio che offro è di scrivere, di partire da un testo proprio come se fosse l’articolo long-form per una rivista, poi di adattarlo alla logica dell’audio pensando a saper combinare le voci coinvolte e i suoni di accompagnamento. Non dimentichiamoci che i suoni nel podcast sostituiscono le immagini, hanno il potere di portare l’ascoltatore nei luoghi e nei concetti di cui si narra.

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giovedì 10 Ottobre 2019

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