Cronaca

L’esempio di Vittoria: la volontà di far fiorire la gioia dal dolore

Donato De Ceglie
Mani
Una giovanissima tranese due settimane fa è stata strappata alla vita da una carcinosi meningea. La famiglia ha deciso di donare le cornee: "Un gesto che le permetterà di continuare a vedere il mondo"
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Uno degli esercizi più intensi e atroci che l’uomo possa ritrovarsi ad affrontare è quello di confrontarsi con la fine. In un tempo in cui la cultura della morte è sempre più inquinata dalla tendenza ad evitare l’incontro con la morte stessa, in un tempo in cui la cura del ricordo nei cimiteri è considerato affare di un’epoca passata, il confronto con la fine è un compito a sorpresa al quale si arriva solitamente impreparati. Quanto più giovane è l’età della persona strappata alla vita, tanto più forte è il dolore da fagocitare, non per la poca dignità della morte di una persona anziana ma per quelle sensazioni che la nostra incapacità di accettare la finitezza naturale delle cose ci procura.

C’è una categoria di persone che negli ultimi anni ha conquistato un glossario dedicato, una grammatica del dolore che cerca di ricostruire un’epica che possa essere capace di infondere coraggio. Parliamo di quegli uomini e quelle donne colpite da malattie oncologiche, quelle creature che tentano di tessere tele di Penelope in attesa di un ritorno della “normalità”, quei naufraghi tra isole ospedaliere, accompagnati dalle silenziose presenze di tanti Diomede, quelle persone che farebbero volentieri a meno di tutto questo se solo si potesse decidere con una penna e una firma di non rientrare in questa moderna mitologia.

Un preambolo troppo lungo che serve solo ad anticipare la storia di Vittoria, una giovanissima tranese, scomparsa due settimane fa per via di una carcinosi meningea che l’ha colpita subito dopo aver scoperto una metastasi cerebrale. Un male che l’ha colpita in maniera subdola dopo quattro anni di chemioterapia alla quale si è sottoposta per un carcinoma mammario che le fu diagnosticato poco dopo aver coronato il sogno del matrimonio. Vittoria un tratto degli eroi epici però lo aveva, una forza indomita che le è servita negli ultimi anni per sottoporsi alle cure. Le storie delle malattie oncologiche sembrano aver tratti simili ma ognuna si rivela un vestito sartoriale, che si adegua sulle linee delle vite e stringe troppo le spalle, per quanto larghe possano essere. Ascoltando le persone che hanno amato, conosciuto e vissuto al fianco di Vittoria, la si può riconoscere in un sorriso e la voglia di veder sorridere i bambini, che adorava.

Da quando ha scoperto di essere affetta da carcinosi meningea, Vittoria ed i suoi cari si sono scontrati con la grande burrasca che ha coinvolto le strutture sanitarie in piena emergenza Covid-19. Le notizie giunte per telefono, l’impossibilità per alcuni giorni di starle accanto, la rincorsa di un parere o di una soluzione che potesse porre un argine a quel problema piombato all’improvviso tra le mura di casa. Un periodo che si è concluso nel giorno in cui avrebbe dovuto nuovamente ricoverarsi presso l’ospedale Dimiccoli di Barletta. Negli ultimi anni, Vittoria, ha sempre espresso in famiglia la volontà di voler donare gli organi. Una possibilità che l’equipe dell’ospedale Dimiccoli nata nel 2018 per la donazione delle cornee ha posto dinanzi al marito di Vittoria. Nonostante negli ultimi mesi avesse avuto spesso problemi di vista, causati dalla carcinosi meningea, Vittoria ha potuto donare le cornee, inviate alla Banca degli Occhi di Mestre. Un’occasione di speranza, per la famiglia e per la vita di uno/a sconosciuto/a: il male si è così arreso, perché Vittoria potrà continuare a vedere il mondo grazie agli occhi di un’altra persona.

Quello di Vittoria e della sua famiglia è un esercizio di stile, un modo per confrontarsi con la fine. La sua vita è stata contraddistinta da una fede salda che non ha mollato neanche nei momenti di maggiore sconforto, anzi, ne è stata fortificata. Un tratto della sua persona che nei prossimi mesi si rifletterà in un’area dedicata ai bambini in una parrocchia della nostra città, “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, recitava il vangelo durante le sue esequie. Dal dolore della sua scomparsa, fioriranno momenti di gioia.

Vittoria non è il suo vero nome, è un nome di fantasia che lascerà intatta la sua discrezione ma regalerà un esempio a chi vive dolori capaci di porre solo mille interrogativi e nessuna risposta.

sabato 25 Luglio 2020

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