Cronaca

Don Mimì, pararigori con il vizio del gol: “Dovremmo far capire ai giovani il valore del sacrificio”

Alessandro Landini e Donato De Ceglie
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Don Mimì
Onestà e sportività, valori sui quali Mimmo Lamia-Caputo ha costruito una carriera, dalla quarta serie alla serie B
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"Dal momento in cui l'arbitro fischiava il rigore non perdevo di vista il giocatore che andava alla ricerca del pallone per sistemarlo. Lo seguivo con lo sguardo sempre, non lo lasciavo un secondo. Era una questione di testa, studiavo ogni movimento del suo volto per aiutare il mio intuito a capire in che direzione avrebbe calciato". Sono 80 le candeline spente qualche giorno fa da Mimmo Lamia-Caputo, figura emblematica per il mondo biancazzurro. 

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Il suo cognome non può che evocare ricordi piacevoli agli appassionati di calcio, così come piacevoli sono i momenti della storia sportiva che "don Mimì" condivide con noi tra le sue mura domestiche. Una carriera tra i pali, con l'esordio giovanissimo con la maglia del Trani nel 1957, che vestirà per 10 anni. "Ricordo con estremo piacere Ferenc Plemich, è stato un punto di riferimento per i miei primi anni nel mondo del calcio. Forse lui mi ha trasmesso la capacità di perseverare per raggiungere piccole soddisfazioni".

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Una storia d'altri tempi quella di Domenico Lamia-Caputo, dell'epoca in cui non era strano che un portiere sapesse mettersi in gioco in altri ruoli. "Ho all'attivo due gol, il primo segnato in una gara in cui avevo al mio fianco un "certo" Cosmano (ride, nda). Ricordo anche un'altra rete che mi fu convalidata, al Comunale, ma andai subito dall'arbitro. La palla era entrata da un foro esterno alla rete".

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Onestà e sportività, valori sui quali Mimmo Lamia-Caputo ha costruito una carriera, dalla quarta serie alla serie B: "Prima di tutto ci vuole rispetto. Nel calcio come nella vita. E poi ci vuole sacrificio. Spiegare ai ragazzi quanto sia importante dedicare tempo a coltivare il talento e la passione è difficile oggi, ci sono troppe distrazioni. Io di notte rivedevo le scene delle gare che andavano male e riflettevo sul come potermi migliorare".

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Nella carriera del "pararigori" con il vizio del gol, c'è però un infortunio che frena il suo percorso. "Erano tempi in cui le tecnologie della sanità per trattare i problemi al menisco erano agli esordi. Ho cercato di rinforzare i muscoli della gamba per sopperire al problema, ho continuato ad allenarli anche dopo la carriera da calciatore. Ci vuole tenacia, forse sono stato un po' testardo ma mi è servito per togliermi qualche soddisfazione".

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Quell'infortunio arriva quando Mimmo indossa la maglia della Nazionale di serie C, nella gara contro il Lussemburgo. In carriera veste anche le maglie di Pescara, Pro Vasto e Campobasso. "Ho costruito rapporti che andavano oltre gli interessi sportivi e soprattutto personali, ho sempre avuto modo di stimare e farmi stimare da persone che nel mondo del calcio sono cresciute e hanno visto oltre ogni rivalità. Questo è il bello di questo sport". Tra i rimpianti, la tournée sfumata in Sud America con il Milan di Nereo Rocco. 

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Don Mimì si è poi seduto sulle panchine di Trani, Corato, Vasto e Francavilla Fontana. La sua storia è una di quelle pagine sportive che andrebbero lette ai più piccoli, nelle scuole calcio. E sul futuro del calcio a Trani ci dice: "Spero Trani possa ritornare a vivere aria di categorie migliori ma soprattutto una situazione calcistica più florida. Serve passione".

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venerdì 13 Agosto 2021

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