Opere pittoriche su tavole di legno impiantate nel bugnato dello storico Palazzo Covelli, lato via Zanardelli. La prima fu quella dedicata all'indimenticato Nerone, il randagio di quartiere della zona porto, poi ne sono seguite altre. Le opere sono firmate da Antonio Labianca ma in queste ore fanno discutere dopo un post pubblicato sui social da Andrea Moselli, guida turistica ed appassionato studioso della storia cittadina.
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Le opere sono affisse con chiodi e ganci sul bugnato di palazzo Covelli. Quasi a giustificare la presenza della delle opere è stata inchiodata nel muro anche una fotografia che documenta una delibera di giunta comunale del 2016 con la quale il Comune accettava la donazione di opere dell'artista e di destinarle con la volontà del donatore all'esposizione presso uffici e sedi comunali. La delibera non cita però le opere presenti in via Zanardelli né vi sarebbe stata alcune autorizzazione alla modifica della facciata di Palazzo Covelli, privato e bene vincolato presso la Sovrintendenza ai Beni Architettonici. Moselli mostra anche fotografie di opere esposte presso l’ingresso monumentale del Cimitero dove sono state collocate, sempre mediante chiodi di generose dimensioni bucando la pietra.
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Allo stato attuale ci si interroga quindi su come sia possibile ritrovarsi dinanzi ad installazioni di questo genere, in danno a beni architettonici, senza alcun tipo di autorizzazione. Mentre il problema viene sollevato sui social, da Palazzo di città al momento tutto tace.
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