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Riparte la scuola “ma non sarà la stessa di prima”

Alessandro Landini
Aula di scuola
Il punto di vista di un preside, di uno psicologo e di un genitore sull'inizio del nuovo anno scolastico
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A sei mesi dall’ultima campanella, oggi gran parte degli studenti italiani tornano tra i banchi. Non in Puglia, dove la prima campanella del nuovo anno scolastico suonerà tra 10 giorni, il 24 settembre.
Ad attendere bambini e ragazzi però non sarà la stessa scuola lasciata improvvisamente a marzo. In questi mesi ha dovuto mutare la sua organizzazione e il suo aspetto per far fronte ad un problema per cui non era preparata. Ai ragazzi spetta il duro compito di adattarsi il prima possibile ad un contesto diverso da quello che si reputava, nel bene o nel male, familiare.
Fra tante incognite e dubbi, a milioni di ragazzi si chiederà di rioccupare le aule e di viverle con la stessa allegria ed impegno di sempre.

“La scuola non è solo luogo di apprendimento didattico, ma soprattutto luogo di vita in cui si attivano i processi evolutivi in cui i bambini si relazionano e scoprono le informazioni che permettono loro di comprendere e rispondere al mondo che li circonda”, sottolinea la psicologa Liliana Di Costantino. “Bambini e ragazzi hanno ancora molto da metabolizzare ed è proprio per questo che è fondamentale un supporto psicologico a loro ed alle loro famiglie”, continua la psicologa, che chiarisce l’utilità di fornire loro una spiegazione adeguata della situazione, instaurando un confronto per far capire che non si deve aver timore delle emozioni ma che ansia e paura sono sentimenti normali, naturali e a volte anche necessari in circostanze come queste.

Se agli studenti è richiesto uno spirito di adattamento non indifferente, alla scuola spetta un compito altrettanto gravoso: quello di riorganizzare, migliorare e valorizzare del tutto gli spazi in ottemperanza alle disposizioni. Le problematiche riscontrate dagli istituti scolastici sono molteplici e le linee guida ministeriali non ne facilitano di certo il lavoro.

“Stiamo cercando di mettere una pezza nella falla organizzativa del Ministero, pensando ad ogni possibile soluzione, ma non tutto dipende dalla scuola in sé”, spiega Marco Galiano, dirigente scolastico della scuola media Baldassarre, dove solo qualche giorno fa sono iniziati i lavori, richiesti lo scorso febbraio, di adeguamento funzionale degli spazi, degli ambienti e delle aule prima della ripresa.

Molte scuole dovranno iniziare la loro attività senza l’utilizzo dei banchi monouso in quanto soltanto una piccola parte degli oltre due milioni di nuovi banchi acquistati dal Governo è stata consegnata agli istituti. “La nostra scuola ha i banchi doppi e tali rimarranno finché non ce li consegneranno”, continua Galiano. “Nel frattempo utilizzeremo quelli tradizionali, dove siederà un solo alunno però.”. Seppur la norma indichi che una classe può contenere 25 studenti, per una maggiore sicurezza la scuola Baldassarre ne inserirà solo 22 generando un duplice risultato: si produrrà maggiore spazio per la mobilità da un lato, dall’altro però rimarranno fuori 3 studenti per ogni classe da ricollocare, necessitando così di più aule. “Le nostre scelte non vengono fatte sulla base della norma ma delle opportunità: non è opportuno avere 25 ragazzi a pressione solo perché la norma lo permette”.

Altro problema sollevato da Galiano è il numero non sufficiente di personale scolastico: “Il personale Ata deve garantire la sanificazione dei locali”, continua il dirigente scolastico. “La giornata del collaboratore dura 6 ore, comincia mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni e finisce mezz’ora dopo. Nella complessiva ora pre e post lezione il personale dovrebbe provvedere a sanificare tutto l’istituto e al servizio d’ordine, un lavoro umanamente impossibile”. L’utilizzo della mascherina, qualora non dovesse essere possibile mantenere il metro di distanza, resta uno dei punti di primaria importanza nelle azioni di prevenzione del contenimento epidemico.
Tante le incognite e le problematiche alle quali la scuola “reagisce sempre positivamente”, aggiunge il preside, sostenendo la tesi secondo cui “la scuola italiana funziona e anche molto bene, nonostante tutto, il problema è che veniamo dimenticati”.

Ad essere ansiosi non sono solo i ragazzi ma anche i genitori. Dopo mesi di didattica a distanza nei quali si è tenuto il proprio figlio sotto una sorta di ala protettiva, c’è il parere negativo di molti legato alla riapertura della scuola in presenza. “Come rappresentante dei genitori posso dire che molti di loro effettivamente hanno una serie di perplessità e dubbi riguardanti in primis la salute dei propri figli e in che modo saranno affrontate le prescrizioni ministeriali”, afferma Giuseppe Del Curatolo, rappresentante dei genitori della scuola Baldassarre e del liceo classico “De Sanctis” di Trani. “Da aggiungere tutte le problematiche sostenute nell’anno precedente, l’esperienza della didattica a distanza, una linea internet che non funziona bene, un pc o tablet che non permette di lavorare nel migliore dei modi. Tutto ciò ha creato una serie di disagi e preoccupazioni per cui i genitori si augurano di non rivivere la stessa esperienza”.

Ancora una volta al genitore spetta il ruolo più importante in questa nuova fase di riassetto della quotidianità, che potrebbero riportare nella vita dei propri figli quelle dinamiche che caratterizzavano la vita di tutti i giorni prima dello stop.

“Il genitore è un educatore ed essendo tale deve inculcare nei propri figli il rispetto delle regole. È chiaro che mostrarsi ansiosi o spaventati non aiuta, viceversa aiuta responsabilizzare i propri figli”, conclude Del Curatolo.

Con non poche difficoltà e novità, dunque, il sistema scolastico si appresta ad aprire le porta ad un nuovo anno con alle spalle il timore legato al Covid e a tutte le nuove norme sanitarie da rispettare. Una sfida difficile e complessa che metterà nuovamente a dura prova l’intero Paese nonostante i buoni propositi di dirigenti, insegnanti e studenti.

lunedì 14 Settembre 2020

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