Attualità

Giù il sipario sul teatro amatoriale. Quale ripresa? Ne parliamo con Enzo Matichecchia

Alessandro Landini
Enzo Matichecchia
L'attore e regista teatrale tranese: "Il rispetto è l'elemento di cui abbiamo bisogno per ripartire"
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Così come raccontato alcuni giorni fa su questo portale, il mondo della cultura e dello spettacolo è stato il settore più penalizzato nella programmazione della ripresa dopo i mesi di lockdown. Seppur fra privazioni e limitazioni, il 15 giugno sono ripartiti gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi, sia all’aperto che al chiuso, ma alcuni professionisti del settore non hanno ripreso a pieno la loro attività.

“Troppe discrepanze e troppe limitazioni che non possiamo fare a meno di ignorare” afferma Enzo Matichecchia, attore e regista teatrale tranese che ha condiviso con noi il suo pensiero riguardo un’intera categoria che ha visto ignorati i propri diritti e le proprie tutele. A capo della “Compagnia dei teatranti” dal 2005, Matichecchia, oltre ad essere uno speaker radiofonico, è un decano del teatro locale, una passione che l’ha portato a partecipare ad alcune fiction a livello nazionale. Gli abbiamo rivolto alcune domande riguardo la situazione del mondo del teatro durante la ripresa.

È considerato ancora una delle ultime categorie alla quale dare rilevanza?

“Innanzitutto dobbiamo distinguere due tipi di teatro, quello dei professionisti e quello degli amatoriali; per i primi è una fonte di lavoro e quindi il punto attorno al quale ruota la loro totale attenzione, per i secondi invece, che svolgono un mestiere diversi, è una passione coltivata. Noi gente di teatro amatoriale amiamo fare teatro a prescindere dal compenso economico e proprio perché possiamo non basare il nostro sostentamento su di esso riusciamo a notare molte incongruenze e molte divergenze nella gestione di un modo di fare cultura”.

La vostra è una categoria che soffre di mancata considerazione e che arranca faticosamente in un contesto che, giorno dopo giorno, risulta sempre più duro da affrontare. Può essere considerato un lavoro e non una semplice passione?

“Alla luce degli ultimi provvedimenti ministeriali rimango sconcertato dalla concezione del nostro Governo, il quale non premia e non riconosce l’importanza ed il peso della cultura, posto in secondo piano al mondo del calcio nel quale calciatori possono letteralmente baciare la coppa mentre a noi teatranti è imposto l’utilizzo dei guanti per toccare oggetti di scena, gli stessi guanti che l’Organizzazione mondiale della sanità ha ritenuto prima necessari per prevenite il contagio e poi veicolo del virus”.

Di cosa ha bisogno il teatro per ripartire?

“Il rispetto è l’elemento di cui abbiamo bisogno per ripartire” conclude Enzo Matichecchia, sostenendo la tesi secondo la quale “chi fa cultura, qualunque essa sia, merita rispetto. Il Fondo Unico per lo spettacolo (FUS) è un meccanismo utilizzato dal Governo per fornire sostegno finanziario ad enti ed associazioni del mondo dello spettacolo che, se concesso a tutti, potrebbe aiutare tutte le associazioni come la nostra a sopravvivere e a far crescere la passione che ci muove da anni”.

venerdì 26 Giugno 2020

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