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Carlo Crescente, primo contagiato registrato nella Bat: “Dura battaglia psicologica, uscirne si può”

Donato De Ceglie
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#uscirnesipuo Insieme!
Si definisce tra le righe una "cavia" di un grande esperimento social e sociale: alle prese con un virus nuovo, senza definizioni precise per le cure e gli sviluppi che avrà, e con un virus antichissimo della mancanza di rispetto
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Fu il sindaco di Barletta, durante la seduta del consiglio comunale del 3 marzo, ad annunciare il primo caso accertato di Coronavirus nella provincia Bat. Un imprenditore tranese che lavora a Barletta, fu dichiarato. Dopo pochissimo il suo nome associato a foto sue, di suo cugino, fratello e di altri parenti o omonimi, hanno riempito le chat Whatsapp della provincia. Carlo Crescente, imprenditore 48enne, sposato con Annamaria e padre di due bambini, era già in auto isolamento a casa con alcuni sintomi, sotto osservazione dal medico di famiglia. Il 2 marzo è stato ricoverato presso l’Ospedale di Bisceglie, dove risulterà positivo al Covid19. Da lì la sua storia e quella di tutti noi è cambiata in maniera del tutto inaspettata e imprevedibile.

Oggi, a distanza di settimane dal tampone negativo che ha sancito il suo ritorno alla normalità, Carlo ci racconta con voce limpida e carattere inossidabile il periodo di isolamento in ospedale: “Lì si gioca una battaglia psicologica durissima. Ho apprezzato e ammirato il lavoro svolto dagli infermieri, in prima linea in corsia con noi, l’unico contatto che avevamo con la realtà fuori dagli smartphone. Ho vissuto la malattia in forma social, io che sono fuori dai social network, ho ricevuto centinaia di messaggi al giorno di vicinanza e di qualche curioso”, ha detto. “Questo virus ci ha fatto capire tra le righe che abbiamo bisogno di grande crescita umana, dentro gli ospedali e all’esterno. Se manca la vicinanza, se il sentimento umano è assente o carente, è difficile guarire”.

Mancanza di “umanità” lo ha atteso infatti – fortunatamente in soli due casi – nella vita quotidiana alla ripresa della semi-normalità, quando ha atteso un operaio per alcuni lavori a casa, un’attesa che si è conclusa con un messaggio di diniego e quando non è stato ricevuto presso uno studio radiologico per effettuare una prestazione. “Mi aspettavo paura, vero, ma devo confessarvi che tranne in questi due episodi in cui mi sono scontrato contro un muro, ho trovato solo grande accoglienza. I bottegai, il salumiere, il fruttivendolo presso i quali mi rifornivo prima e sono tornato a fare spesa appena possibile, mi hanno tutti accolto con grande calore”. Carlo ha donato migliaia di mascherine ma il suo impegno è tutt’oggi infaticabile e dedito tutto ad uno sviluppo di azioni che possano portare vantaggio per il percorso verso la normalità.

Ha avviato, grazie alla collaborazione del fratello Domenico e di uno studio di comunicazione di Monopoli, ‘Il riscatto delle cicale’, una campagna di raccolta fondi su GoFundMe, che nel momento in cui vi scriviamo ha raggiunto le 253 donazioni e raccolto 21.795 euro. #uscirnesipuò è l’hashtag che accompagna l’operazione. “Non mi aspetto che la raccolta fondi porti a numeri molto più alti di questi, il periodo più caldo e sentito da tutti è passato ma sono contento di poter dare questo contributo all’Asl Bt, anche la piattaforma ha deciso di donare 200 euro alla causa”, dice l’imprenditore.

Domani, lunedì 8, lo attenderà la prima donazione di plasma dopo le prove tecniche di plasmaferesi che ha documentato sul suo profilo Twitter. La trasfusione di plasma è la speranza di cura per gli ammalati di Coronavirus, una terapia sperimentale che sino ad ora ha avuto risultati positivi. “Dalle prime analisi è emerso che ho immunoglobuline numerose, quindi potrò con tranquillità sottopormi alla donazione di plasma e di tanto in tanto dovrò controllare attraverso le analisi del sangue il livello delle immonoglobuline”, analisi che permetteranno di tracciare anche la vita del virus e gli sviluppi dello stesso.

“Sono una cavia di un esperimento sociale – dice sorridendo – non conosciamo tutto di questo virus, è tutto in divenire, ma sono anche vittima di una diffusione social di dati, fotografie, notizie sulla mia persona. Con uno studio legale sto valutando che percorso intraprendere, sono solitamente lontano da azioni simili ma credo che serva a far capire quanto sia importante la dignità della persona e quanto possa essere dannoso far circolare in maniera incontrollata dati personali, del diretto interessato o semplicemente di ominimi”.

domenica 7 Giugno 2020

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