Attualità

Coronavirus, da domani la Fase 2 tra senso di responsabilità e isterismo di massa

Donato De Ceglie
Amedeo Bottaro
Dovremmo andare oltre. Mantenendo saldo il senso di responsabilità personale, andare oltre solo per accarezzare una sensazione di responsabilità collettiva
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“Abbiamo registrato nuovi casi di contagio in città, in quattro giorni abbiamo registrato dieci nuovi contagi. Forse così è più comprensibile il senso di preoccupazione espressa nei video dei giorni scorsi”, così il primo cittadino di Trani, annuncia un possibile rialzo dei numeri a poche ore dal primo allentamento delle restrizioni. L’aver parlato di “focolai” ha messo in moto nuovamente la caccia alle streghe alla ricerca del nome del medico “x” contagiato, del percorso fatto dal virus, delle stanze ospedaliere in cui è passata la signora “y”, delle responsabilità di questo o quel presidio. E ancora: la guerra delle tastiere al modo di comunicare del sindaco, i commentatori incattiviti di questo giornale o di quel sito, la battaglia dei giusti contro ogni decisione presa o notizia diffusa assumendosi responsabilità e conseguenze di quanto pubblicato.

Cosa c’è dietro il termine focolaio? In caso di malattie infettive per «focolaio» s’intende l’improvviso aumento di casi di una determinata malattia all’interno di una comunità o un territorio circoscritto. Anche un singolo caso di una malattia trasmissibile può rappresentare un focolaio. I focolai cui fa riferimento il sindaco sono “focolai che abbiamo individuato ma resta alta l’attenzione per i nuovi contagi”. Dietro una parola c’è un lavoro incessante di operatori sanitari e autorità amministrative fatto di ricerca dei contatti, recupero di informazioni, esecuzione di nuovi tamponi, predisposizione di attività di supporto per l’isolamento domiciliare, et cetera. Aggiungere parole solo per soddisfare quella strana sensazione di fame pruriginosa che in maniera compulsiva ci spinge a inoltrare messaggi sulle app di messaggistica o a vestire i panni di moderni Capitani Monastario, amici e maltrattori di tutti a seconda dell’infimo languore che ci attanaglia, è utile a ben poco.

Trani oggi conta 29 contagi dall’inizio dell’emergenza, 20 sono gli attuali positivi di cui 2 ricoverati e 18 in isolamento domiciliare. Ha pianto 5 vittime e gioito per 4 guariti. “Da lunedì tutte le cose ripartiranno” commenta il sindaco. “Bisogna osservare le regole: utilizzo della mascherina nei luoghi chiusi. Confido nei cittadini nel rispetto dalle regole”. Da domani è attesa una nuova “ondata” di arrivi dal Nord, le forze dell’ordine presidieranno fermate di bus, stazione ferroviaria e casello autostradale. Chi rientra dovrà rispettare la quarantena, come da ordinanza del governatore della Regione. “Il primo comportamento fondamentale da tenere è il controllo sul nostro senso di responsabilità”, dice il sindaco.

Dovremmo andare oltre. Mantenendo saldo il senso di responsabilità personale, andare oltre solo per accarezzare una sensazione di responsabilità collettiva. E non ne è espressione la caccia al runner o allo scatto della coda umana all’esterno dei supermercati o delle poste, non siamo parte di una responsabilità collettiva quando chiediamo conto dei dati anagrafici dei contagiati per tracciare un albero genealogico che ci doni la speranza del rischio scampato. Non abbiamo fatto nostra la responsabilità collettiva quando la discussione sulla ripartenza economica, la riapertura dei luoghi di cultura o delle attività commerciali, diventa solo motivo di scontro politico o divulgazione non richiesta di interessi personali.

Di ogni nostro gesto ne rispondiamo individualmente ma prima di compierlo dovremmo porci una domanda che superi il nostro io e raggiunga un noi, quel noi che altro non è se non “un io elevato all’infinito”, citando Bergonzoni.

domenica 3 Maggio 2020

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