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Coronavirus: essere in prima linea nel reparto di pneumologia

Antonio Digiaro
Massimo
La sfida di Massimo, infermiere tranese in servizio in Emilia Romagna
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Mascherine sul volto, rischio estremo, orari di lavoro interminabili, passione e tanta buona volontà. Una categoria che, nell’emergenza Coronavirus, assume un contorno di eroicità è quella degli infermieri, professionisti in prima linea per vocazione e, ora più che mai, per senso del dovere a fronte di una pandemia capace di mettere in ginocchio interi Paesi. La paura è tanta, la sofferenza molta. Il Covid-19 ha cambiato la nostra quotidianità, ma non quella degli infermieri: loro l’emergenza l’affrontano sul campo, al fianco dei medici e, forse, addirittura più esposti, poiché maggiormente a contatto con i pazienti.

Oggi ci arriva la testimonianza di Massimo Capogrosso, un ragazzo tranese di 25 anni, da poco tempo trasferitosi in terra emiliana: da luglio è un infermiere nel reparto di Pneumologia di Modena. Inevitabile che in una fase delicata come quella legata al Covid-19, la situazione nei reparti vada a modificarsi ininterrottamente, spostandosi su piani di continua emergenze.

Come avete gestito un’onda così travolgente?

Quando la situazione è progredita, noi ci siamo mossi di conseguenza. Come pneumologia degenza del Policlinico, da metà febbraio circa, abbiamo iniziato a fare i tamponi diagnostici ai casi sospetti che presentavano i sintomi, quali febbre e tosse in primis, isolandoli in via preventiva. Da inizio marzo, dopo la scoperta del primo caso positivo, abbiamo fatto i tamponi a tutti i pazienti e, visto l’incremento dei casi, abbiamo fatto dei lavori in reparto creando nella parte finale la zona Covid+ e nella parte iniziale i non Covid. In aggiunta abbiamo creato anche due posti letto di casi sospetti.

Sta cambiando la vostra percezione del contatto con la sofferenza?

La nostra percezione, data la situazione in continuo svolgimento, è cambiata. I pazienti, soprattutto quelli più anziani, sono in grave difficoltà nel cercare una ripresa delle condizioni di salute. A loro sono rivolte tutte le nostre preghiere giornalmente.

Come reagisce la città?

In città adesso circola pochissima gente come è giusto che sia. L’aria di desolazione è evidente ma stiamo stringendo i denti. Siamo forti, ma siccome vogliamo che, al più presto, tutto ciò finisca, dobbiamo capire assolutamente che, le regole imposte dal Governo, in questi giorni, sono essenziali. Dobbiamo rimanere a casa e uscire solo per fare la spesa o per motivi di salute. Gli altri casi sono ineccepibili.

Cosa ti porterai dietro alla fine di questa emergenza?

Credo che mi porterò il sacrificio intenso del lavoro quotidiano che stiamo facendo. Voglio congratularmi con tutti i medici e gli operatori sanitari. Siamo forti!

sabato 28 Marzo 2020

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