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“My way”, da Massimo Lopez una dedica pubblica a chi l’ha aiutato dopo l’infarto

La Redazione
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“My way”
Nel 2017 a Trani, Massimo Lopez avvertì un malore. Durante lo spettacolo andato in scena nei giorni scorsi al comunale di Corato, l'artista ha ringraziato il coratino Maurizio Marcone che gli stette accanto in ospedale
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Era il 24 marzo 2017 quando, sulnpalco del teatro Impero di Trani, Massimo Lopez stava portando avanti il suonspettacolo.

Improvvisamente, però, l’artista abbandonò la scena per tornare nelnproprio camerino perché stava avvertendo un malore non di poco conto. Lopez eraninfatti stato colpito da un infarto e solo il pronto intervento di un mediconpresente in sala e l’arrivo in pochi minuti del 118 con il ricovero nell’ospedalendi Andria, riuscirono a salvargli la vita.

Un episodio che ha cambiato la vitandi Lopez, ma anche di chi, per oltre un mese, gli è stato vicino in quei momentincertamente non facili. Stiamo parlando del coratino Maurizio Marcone, titolarendel Babalù di Trani e co-organizzatore dello spettacolo all’Impero.

Da quelngiorno tra Maurizio e Lopez è nata un’autentica amicizia che qualche giorno fa,ndurante lo spettacolo di Tullio Solenghi e Massimo Lopez svolto al teatroncomunale di Corato, è emersa davanti ai tanti spettatori. Lopez, prima dincantare My Way di Frank Sinatra – uno dei suoi cavalli di battaglia – ha volutonringraziare pubblicamente Maurizio Marcone per tutto ciò che aveva fattondurante i giorni in cui era ricoverato ad Andria.

«Sinceramente non minaspettavo un tale riconoscimento pubblico – dice Marcone – fatto nel teatrondella mia città completamente esaurito. Quando ho sentito Lopez che minringraziava per essergli stato vicino, ho sentito una grande emozione e, innpochi istanti, ho rivissuto quei giorni in cui ero al fianco di uno dei piùngrandi artisti nazional-popolari, riuscendo ad essere il suo alter ego per chinchiedeva sue notizie».

Diversi gli aneddoti che hanno visto Marconenaccanto a Massimo Lopez.

«Dopo i primi giorni in cui la sua prognosi eranancora riservata, le sue condizioni miglioravano a vista d’occhio e cosìntoccava a me concordare, per esempio, le varie dirette televisive di tutte lenreti nazionali che chiedevano notizie sulle sue condizioni. Ma quello chenricorderò sempre sono le tante telefonate che arrivavano sul suo cellulare,nnelle mie mani. Oppure quando fui io, per suo conto, ad andare in diretta su RaiUnondall’ospedale di Andria, per dare le prime notizie sulle sue condizioni. Anparte questo episodio, sono anche io che dovrei ringraziare Massimo per l’opportunitànche mi ha dato: essere stato vicino ad un personaggio la cui umanità va oltrenla grande professionalità».

martedì 5 Marzo 2019

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