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Alveare. “Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono”. La rubrica di Rino Negrogno

Rino Negrogno
Alfie Evans
​​Chissà quanti di noi, se dovessimo avere malauguratamente bisogno, piuttosto che l'ospedale di Trani preferiremmo usufruire delle cure erogate dall'Alder Hey Children's Hospital di Liverpool
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Alle 3.30 italiane l’annuncio su Facebook da parte dei genitori: “Gli sono spuntate le ali, ed è volato via”. Alfie Evans, il bimbo affetto da una malattia neurodegenerativa sconosciuta che ha fatto discutere Italia e Gran Bretagna è morto. La rubrica di Rino questa settimana ha subito una variazione, l’articolo che segue è stato scritto prima di questo avvenimento.


Chissà quanti di noi, se dovessero avere malauguratamente bisogno, piuttosto che l’ospedale di Trani, ma anche l’ospedale pediatrico Bambino Gesù, preferirebbero usufruire delle cure erogate dall’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool. Sicuramente quasi tutti sanno che si tratta dell’ospedale dove è ricoverato Alfie Evans, il bimbo di 23 mesi affetto una gravissima patologia cerebrale, incurabile, tenuto in vita solo da “macchinari” che il giudice e la Corte europea dei diritti umani hanno deciso di spegnere. A nulla sono serviti gli appelli dei genitori e persino del Papa, il bambino deve morire.

La decisione, la scelta dei giudici, è stata fatta certamente in base a criteri scientifici ponderati, quasi sempre “infallibili”, con il supporto di scienziati e medici esperti, ma il bambino, una volta staccato il respiratore, non è morto come avrebbe dovuto nel giro di qualche minuto. Un segno celestiale? O più semplicemente un segno che le cose non sempre vanno come prevediamo.

L’Italia, spesso popolo di poeti e navigatori, ma anche di santi e di eroi, dona la cittadinanza italiana al piccolo, offre l’aereo presidenziale per trasferirlo qui e l’ospedale pediatrico Bambino Gesù si offre di prenderlo in carico per tentare il tutto per tutto o, forse, solo per accontentare il Papa e i genitori.

Probabilmente hanno ragione i giudici e gli scienziati inglesi, il male è incurabile, lo sanno tutti ma, a parte che ora sta sopravvivendo e non si potrebbe, per una questione di coscienza, non alimentarlo e non idratarlo, mi chiedo cosa costi accontentare un genitore che non vorrebbe mai veder morire il proprio figlio, perlomeno senza tentare tutto il possibile per salvarlo, anzi l’impossibile; che il tentativo sia inutile, tutto sommato non è importante; mi chiedo cosa costi immedesimarsi nei panni irrazionali di questi genitori disperati, soprattutto ora che l’Italia si è offerta di provvedervi a sue spese.

Perché gli italiani sono così, non sono sempre brava gente, ma a volte si commuovono, sono passionali e le decisioni dei giudici e degli scienziati non vanno loro proprio a genio.

Parafrasando Gaber: Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono e se fosse mio figlio impazzirei.


Alveare 2017

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Alveare 2018

1 Il problema etico di Giuseppe Tarantini – 2 Il Pronto Soccorso – 3 Il corte di Acca Larentia – 4 La razza del mio cane – 5 Alfredo Albanese – 6 Quale giorno della memoria? – 7 Sai già a chi votare? – 8 Caro Michele – 9 Sanremo senza Facebook – 10 Una campagna elettorale monotona – 11 Cara, brumosa, desolata periferia – 12 La favola di Sfortunina – 13 Gli occhi di Marilena – 14 Il furto al centro trasfusionale – 15 Attaccatevi al tram – 16 Nicola, novantasei anni. Colto da malore – 17 La stiratrice Isoardi – 18 Violenza contro anziani e lavoro sottopagato delle badanti – 19 Così festeggiate la Liberazione?

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sabato 28 Aprile 2018

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