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Alveare: “Disabili vs. normodotati. Volete sapere chi ha vinto?”. La rubrica di Rino Negrogno

Rino Negrogno
Disabili contro normodotati
Sono rimasto folgorato da quel che ho visto durante la manifestazione "Lo sport è di tutti" svoltasi ieri ad Andria
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Vi chiedo venia se ancora una volta vi parlo di Valeria De Simola, di sua figlia Roberta, di suo marito Sante Varnavà, di Rosanna Nenna, di Donato Grande, di Francesca Tortosa e degli altri amici disabili o con parenti disabili. No, non mi sono innamorato di lei, sebbene sperassi che l’incontro al buio serbasse reconditi elettrizzanti. Ovviamente come al solito scherzo

Sono rimasto folgorato da quel che ho visto durante la manifestazione “Lo sport è di tutti” svoltasi ieri ad Andria. Mi sono emozionato quando Gianluca Foresi ha letto il mio articolo davanti a una folta platea, ma il momento più emozionante è stato osservare la partita di pallacanestro tra una squadra di disabili sulle carrozzelle, uomini e donne, e una di atleti normodotati cui era stato imposto il limite di starsene anche loro seduti sulle sedie a rotelle.

Ovviamente hanno stravinto i disabili, ma altro che disabili, si muovevano sulle gambe cerchiate con una padronanza impressionante e gli atleti costretti sulle sedie restavano intontiti dallo sfrecciare delle palle e dai canestri subiti. Molti di loro non sono nati con una disabilità, si ritrovano seduti a causa di incidenti perlopiù stradali; provate a immaginare la loro disperazione, invece ridevano e uno di loro, intervistato, ha detto di aver attraversato sì un momento di sconforto ma alla fine ne è uscito grazie alla solidarietà di chi gli è stato vicino e grazie allo sport. Ogni tanto Valeria mi veniva vicino e mi esortava a non essere triste facendomi notare quanto loro invece fossero felici; io le chiedevo perdono ma non riuscivo a esserlo. In realtà non lo ero, mi sentivo talmente piccolo e insignificante da sembrare triste.

Ci siamo divertiti, abbiamo riso insieme e abbiamo capito che non esistono limiti che non si possano superare; è stata, questa manifestazione, una metafora perfetta della vita: la vita è di tutti e dobbiamo impegnarci affinché non vi siano più barriere invalicabili per nessuno di noi e tra nessuno. Quando sono andato via dalla manifestazione, Valeria, salutandomi, mi ha detto che quando sarei tornato a casa avrei abbracciato mio figlio, l’avrei baciato e mi sarei sentito un uomo fortunato; infatti così ho fatto, mi ha anche chiesto di non pensare che lei e gli altri genitori che erano lì fossero meno fortunati di me. Grazie Valeria, Roberta, Sante, Rosanna, Donato, Francesca e grazie a voi, uomini che girate, sorridendo, le ruote delle carrozzelle.


BIO – Alveare – Lavoro per strada, in mezzo alla gente, ascolto il brusio e ho l’impressione di trovarmi in un alveare; salgo e scendo i gradini delle scale, entro ed esco dalle case, dai reparti ospedalieri, delle prigioni e ho l’impressione di entrare e uscire dalle celle esagonali dei favi di un alveare; scorro le notizie e le storie sul mio pc, su e giù e mi ritrovo di nuovo in un alveare di pensieri e avvenimenti; mi fermo un istante e nella mia mente nasce una storia. Lavoro come infermiere nel servizio emergenza urgenza 118 da quattordici anni ma ho la mania della scrittura, della poesia e del racconto e qualcuno è così folle da concedermi lo spazio per farlo, ma, tutto sommato, è meglio incontrarmi in veste di poeta e scrittore. Buona lettura.


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2 Al capezzale dei vecchi

3 La visita medica

4 Il sindaco è come il pesce

5 L’incidente dell’ambulanza

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7 Vi racconto il mio primo appuntamento al buio con una donna

8 Barresi-Bottaro: che brutta storia

9 Lei è un medico? Una donna?

10 Quello strano fascista di Pinuccio Tarantini

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lunedì 11 Dicembre 2017

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