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Alveare: “Vi racconto il mio primo incontro al buio con una donna”. La rubrica di Rino Negrogno

La Redazione
Valeria
Mentre penso a quanto siamo distratti e ingrati alla sorte benevola, percorrendo via De Robertis, come al solito, davanti al bar c'è un'auto parcheggiata sulla rampa per i disabili
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Ho incontrato Valeria, un incontro al buio, con una bella donna contattata in rete, ci siamo dati appuntamento a un bar del centro per un caffè. Non so se io, ma lei mi ha conquistato immediatamente: bionda, occhi grigio turchini, corpo perfetto e una pelle nivea che poi ho scoperto essere una corazza. Abbiamo parlato di disabilità, cosa pensavate? Ho avuto l’onore e la gioia che qualcuno abbia ritenuto opportuno incontrarmi per parlarmi di una situazione a me estranea. Intervengo spesso per lavoro in contesti di persone che abbiano disabilità, ma il mio compito è risolvere il problema acuto, non posso riflettere sulla complessità della loro condizione, non ne ho il tempo e forse mi manca anche il coraggio. Valeria ha una figlia, Roberta, disabile non dalla nascita, ma cionnonostante è sorridente, è solare, mi parla dei progetti, dei piccoli passi, dei progressi, dei momenti bui, delle terapie, delle lezioni dei professori che si recano a casa sua, del fratellino Stefano che gioca con Roberta a fare il poliziotto e l’ammanetta alla sedia a rotella mentre lei sorride; di quando, nonostante la tenera età, la soccorre con competenza e poi mi ha soprattutto parlato di un evento molto importante: della manifestazione sportiva “Lo sport è di tutti” che si terra al Palasport di Andria il 10 dicembre 2017, promossa dall’associazione “Orizzonti”, dove scenderà in campo la disabilità sportiva per affrontare il tema del rischio dell’esclusione, non solo dallo sport, a causa di una disabilità di qualsiasi genere. L’incontro al buio con Valeria termina con un bagliore intenso che illumina il mio cuore e i suoi occhi già sfolgoranti. Me ne torno a casa in silenzio, immerso nei pensieri, qualcuno deve avermi salutato, gli chiedo perdono, ma ero accecato dalla troppa luce.

Mentre penso a quanto siamo distratti e ingrati alla sorte benevola, percorrendo via De Robertis, come al solito, davanti al bar c’è un’auto parcheggiata sulla rampa per i disabili. Probabilmente quell’automobilista non è una cattiva persona, non è un insensibile, probabilmente se vedesse un disabile in difficoltà, proverebbe un grande senso di colpa oltre alla vergogna. Evidentemente siamo soltanto distratti oppure ignoranti e, per questa ragione, dovremmo parlare di più con i disabili e le loro famiglie, con i poveri, con quelli che non hanno una casa o un lavoro, con i moribondi, con gli stranieri senza terra. Dopo aver parlato a lungo con loro, dovremmo provare almeno una volta a eleggere degli amministratori che abbiano a che fare concretamente con i problemi degli uomini, ma non per lavoro come accade a me, bensì per amore. Io eleggerei Valeria sindaco, ad esempio; Donato Grande consigliere; nominerei assessore ai servizi sociali il senzatetto che vive alla stazione; alla sanità un padre, con un figlio malato, che ha venduto la sua casa per tentare di curarlo e ora pensa che l’unica soluzione sia gettarsi sotto un treno perché si sente solo e abbandonato da tutti; alle pari opportunità una delle tante donne ferite o zittite da mariti violenti, alla cultura uno studente e all’ambiente un malato di cancro ai polmoni. Tutti gli altri non possono risolvere i problemi, ormai ne sono più che persuaso, non perché siano delle cattive persone, ma perché sono distratti, sono ignoranti oppure perché, come me che tutto sommato, oltre a essere ignorante, non me la passo affatto male, con una casa, una famiglia, uno stipendio fisso e il passatempo di scrivere frivolezze, non soltanto non possono comprendere appieno i problemi, ma, soprattutto, non hanno il cuore di Valeria e di Donato, del senzatetto e dello studente, del padre e del malato di cancro, per trovarvi una soluzione e in fretta. Tutto il resto, a quanto pare, non occorre: le belle parole, i titoli universitari, le cravatte, le propagande, i rimpasti, gli autoscatti, i miei articoli sul giornale.


BIO – Alveare – Lavoro per strada, in mezzo alla gente, ascolto il brusio e ho l’impressione di trovarmi in un alveare; salgo e scendo i gradini delle scale, entro ed esco dalle case, dai reparti ospedalieri, delle prigioni e ho l’impressione di entrare e uscire dalle celle esagonali dei favi di un alveare; scorro le notizie e le storie sul mio pc, su e giù e mi ritrovo di nuovo in un alveare di pensieri e avvenimenti; mi fermo un istante e nella mia mente nasce una storia. Lavoro come infermiere nel servizio emergenza urgenza 118 da quattordici anni ma ho la mania della scrittura, della poesia e del racconto e qualcuno è così folle da concedermi lo spazio per farlo, ma, tutto sommato, è meglio incontrarmi in veste di poeta e scrittore. Buona lettura.


Le altre puntate

1 Ernesto Che Guevara

2 Al capezzale dei vecchi

3 La visita medica

4 Il sindaco è come il pesce

5 L’incidente dell’ambulanza

6 Le nonne che giocavano a tombola

giovedì 16 Novembre 2017

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