“Se si passa da Trani, oltre a visitare la Cattedrale, il centro storico e il porto, una tappa da Enzo è obbligatoria!” è una delle tante recensioni presenti in rete su “Pizzeria da Enzo”, la pizzeria d’asporto di via Edoardo Fusco n. 31. Con alle spalle ben 38 anni di instancabile lavoro e passione per la sua attività, Vincenzo Crocetta, conosciuto dai più semplicemente come ‘Enzo’, ha deciso di chiudere i battenti spinto dal desiderio di dedicarsi ad altri progetti di vita. È una delle attività storiche della città che chiude e vogliamo tracciarne un ricordo che possa lasciare traccia nel quadro socio-storico ed economico tranese.
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A prendere in gestione quella che in principio si chiamava “Pizzeria Jolly” fu il padre di Enzo, Nicola Crocetta, panettiere e pizzaiolo, che nel gennaio del 1984 rilevò l’attività e decise di lasciarne l’insegna pre-esistente. A distanza di qualche anno, Enzo prese in carico l’attività autonomamente e decise di eliminare la vecchia insegna “Pizzeria Jolly” per sostituirla con la scritta “Pizzeria da Enzo” all’interno. «Tutti i clienti mi chiamavano per nome quando venivano a trovarmi, oppure per far riferimento alla pizzeria; quindi, questa scelta mi sembrò l’idea migliore» racconta il pizzaiolo.
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Pizzeria Jolly ha sempre avuto due ingredienti particolari: Enzo e sua moglie Carmela Riccardi, compagna di vita anche nel lavoro. La sua presenza discreta e costante, mista alla spontaneità senza riserve di Enzo, è stata la chiave vincente per creare l’identità della pizzeria nel tempo. "Enzo è un po’ ruvido, ha un carattere un po’ spigoloso ma le sue focacce e il suo calzone di cipolla sono una delizia” scrive un’altra cliente in una recensione. Le specialità di Enzo erano poche ma buone, anzi buonissime. Prima fra tutte la tipica pizza con carciofi, olive, funghi e capperi. A seguire, la focaccia casereccia, la variante con le patate, la francesina, la focaccina ripiena e l’immancabile calzone di cipolla.
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“La focaccia è qualcosa di eccezionale, una tra le più buone non solo in città. Basta avvicinarsi alla pizzeria e lasciarsi guidare dal profumo che riempie l'aria”. Alla base di ogni prelibatezza l’essenziale comune denominatore era composto da quattro ingredienti: acqua, sale, lievito e farina. In un’attività commerciale come questa, in cui si respira aria di famiglia e tradizioni, la richiesta dei clienti non è mai cambiata. Chi sceglieva “Pizzeria da Enzo” sceglieva non solo il suo prodotto, ma anche la sua compagnia: mangiare un pezzo di francesina o di focaccia vicino al suo bancone era sempre un’esperienza accompagnata da una battuta o una chiacchierata. E così, come egli stesso rammenta, molti clienti sono diventati clienti affezionati e poi amici.
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«Aver conosciuto tante belle persone, questa è una delle cose che mi è rimasta dentro e di cui conserverò sempre il ricordo. Mi capita di incontrare i figli, ormai adulti, di alcuni clienti e di non riconoscerli immediatamente perché mi ricordo di loro quando erano bambini e adesso, invece, li vedo con i loro figli – dice lasciandosi prendere dalla commozione, – Un amico di 38 anni, praticamente ha la stessa ‘età’ della pizzeria ed è cresciuto con i miei prodotti, dopo aver saputo della chiusura, è venuto da me e ha preteso un cimelio: si è portato a casa il listino prezzi che avevo appeso sulla parete. Sono tanti i clienti fissi e affezionati che ho avuto, non solo tranesi. In molti sanno che un ragazzo, Vincenzo Delnegro, venne da me a prendere la focaccia a metà cottura prima di tornare a Milano. Non è l’unico: in molti prima di tornare al nord per motivi di studio o lavoro passavano in pizzeria e ripartivano carichi di calzoni e focacce a metà cottura. Mi è anche capitato di dare una focaccia casereccia ad una coppia che la portò a Brasilia».
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Comprendiamo, quindi, quanto la peculiare pratica della “focaccia in trasferta” non si limitasse ad episodi sporadici, al contrario, per molti era una vera abitudine. «C’era una giovane coppia, poi diventata famiglia, che ogni volta portava con sé la focaccia in Abruzzo. Un giorno alle 22 circa, lei era da me a mangiare la focaccia, nella notte seguente nacque il loro primo figlio e lui me lo ha raccontato subito nei giorni a seguire. È stata un'emozione indescrivibile». Storie su storie si sono accavallate in questi 38 anni passati dietro il suo bancone. «Ho visto anche stranieri affezionarsi alla mia pizzeria e tanti clienti e amici mi mandavano cartoline da ogni parte del mondo. Ricordo in particolare una coppia di francesi che ha lasciato una bellissima recensione su internet in cui hanno scritto di essersi sentiti coccolati e che reputano il mio calzone il migliore d’Italia – racconta Enzo e aggiunge – sono rimasti sorpresi dal fatto che molta gente passava anche solo per salutarci e poi loro stessi, prima di andare via, ci hanno salutati chiamandoci ‘mamma’ e ‘papà’ dato quanto si erano sentiti a casa».
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Un cliente, uno di quelli del "giorno 1", come lui si stesso si è definito, ci ha raccontato un episodio: «Un giorno andai da Enzo per mangiare qualcosa prima di partire per un viaggio. Dopo aver pagato, dimenticai di prendere il resto. Enzo mi chiamò per avvisarmi e dopo un mese e mezzo, al mio ritorno, mi consegnò i soldi che aveva tenuto da parte. Oltre alla qualità dei suoi prodotti, ho sempre trovato in lui valori belli e saldi».
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Oggi, dopo la chiusura, Enzo comincia a realizzare quanto ha seminato con la sua attività; tra quanti lo fermano per strada increduli e quanti lo chiamano rammaricati o chi lo esorta con una risata a rivelare la ricetta della sua focaccia, che resterà inimitabile. In tempi in cui sembra impossibile sottrarsi alla gara del “gourmet”, con la chiusura di questa pizzeria Trani saluta un’istituzione che ha conquistato tutti con la genuinità dei rapporti tra l'attività di vicinanza ed i clienti.
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