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Essere anziani al tempo del Covid. Il geriatra: “L’isolamento ha aumentato lo stato di depressione”

La Redazione
Domenico Gambatesa
Intervista a Domenico Gambatesa, specialista in geriatria e gerontologia, curatore dell'opera "Manuale di gerontologia" edita da Ad Maiora
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Spesso affetti da diverse patologie, gli anziani rappresentano la fascia di popolazione a maggior rischio di complicanze e quindi di mortalità in caso di insorgenza di infezioni. La pandemia da Covid19 ha contribuito ad aumentare lo stato di isolamento sociale tra le persone anziane, soggetti che necessitano maggiormente del conforto della famiglia o della presenza di qualcuno che trasmetti loro un po’ di sicurezza. 

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Quali sono stati gli effetti sulla salute fisica e psicologica dell’isolamento sociale dovuto al Covid 19 in questa fascia di popolazione? Lo abbiamo chiesto al dott. Domenico Gambatesa, specialista in geriatria e gerontologia, curatore dell'opera "Manuale di gerontologia" edita da Ad Maiora.
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nQuanto l'isolamento da Covid ha influito sulle malattie negli anziani?

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L'isolamento del malato è una condizione imprescindibile per un risultato terapeutico positivo. Dunque non meraviglia il fatto che la prima regola applicata agli ammalati di Covid sia stata il totale isolamento. Questo ha procurato sicuramente una riduzione della diffusibilità verso i non infetti. Del resto la storia ci ha insegnato che il totale isolamento dell'infetto è stata l'unica arma terapeutica in possesso dell'umanità. A questo proposito giova ricordare le spaventose epidemie di peste che hanno colpito l'umanità per secoli sino alla scoperta della penicillina, arma efficacissima nei confronti della pasteurella pestis. Nei "Promessi Sposi" il Manzoni ci descrive con un'obiettiva giornalistica il lazzaretto sito fuori Milano dove Renzo Tramaglino vede morire in totale isolamento un uomo potente e ricco come don Rodrigo, affetto dalla peste polmonare e bubbonica. Altri esempi di malattie infettive ad andamento cronico che nel corso dei secoli hanno necessitato di totale isolamento da parte degli affetti sono: la lebbra, con i mitici lebbrosari, e la tubercolosi, con i sanatori dove ammalati prevalentemente giovani vivevano la malattia in totale isolamento condividendo le angosce ad essa correlata con altri sfortunati coetanei. Anche per i sanatori c'è attualmente la Tv ha trasmesso la vita di uno dei più grandi attori cinematografici italiani Nino Manfredi il quale si ammalò in giovane età di pleurite tubercolare e visse diversi mesi in un sanatorio laziale, vedendo morire ogni giorno i suoi sfortunati coetanei. A questa prima domanda non so rispondere in quanto non ci sono state comunità in cui l'ammalato anziano da Covid abbia potuto avere la vicinanza di familiari esenti da tale patologia. Riguardo gli anziani non affetti da Covid in cui l'isolamento era dovuto a cause preventive, sicuramente la mancanza di vicinanza con  gli affetti più cari ha contribuito ad aumentare lo stato di depressione che spesso accompagna l'invecchiamento.

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Si parla molto di modi per allungare la vita ma non per migliorarla. Ci si preoccupa, quindi, più della quantità e non della qualità.

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La geriatria, ossia lo studio delle malattie collegate all'invecchiamento, sicuramente ha contribuito a livello planetario ad allungare quantitativamente la durata dell'invecchiamento. Le differenze tra malato adulto e malato anziano, la gestione razionale della polifarmacoterapia spesso essenziale nell'anziano, il controllo della polipatologia, ossia la presenza nello stesso individuo di più malattie croniche età-relate e la riabilitazione di alcune disabilità tipiche della terza età, ha sicuramente contribuito all'allungamento della vita. Ma non bisogna dimenticare che alla base delle patologie geriatriche la causa eziopatogenetica fondamentale è l'invecchiamento, inteso in senso abbastanza generico come una diminuzione dovuta all'usura del tempo, di quei meccanismi adattativi che la cellula umana deve mettere in atto per le molteplici varianti extracellulari che sistematicamente e continuamente viene in contatto. Dunque per ottimizzare la qualità dell'invecchiamento bisogna non solo curare le patologie da esso create ma regolare e correggere l'invecchiamento stesso nella sua evoluzione, specie quando questa è drammaticamente accelerata. 

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Ci parli del modello giapponese.

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Il paese con la più alta percentuale di over 65 è il Giappone con il 28,4%, seguita dall'Italia,con il 23%, ed il Portogallo con il 22,4%. Nella regione di Okinawa si ha la più alta percentuale di grandi longevi a livello planetario. Altre zone denominate blu caratterizzate da un'alta percentuale di longevi sono  Ogliastra in Sardegna, Ikaria in Grecia, Nicoya in Costa Rica, Loma Linda in USA. In Giappone il 13% della forza lavoro è rappresentata da over 65 e si pensa di allargare a 70 anni l'età pensionabile che ora è di 60. Tutto questo significa che in Giappone, oltre che ad una consistente longevità, si assiste anche ad un'altrettanta significativa qualità dell'invecchiamento. Questo lo si deve all'applicazione sistematica di una politica sociale di buona pratica gerontologica consistente in una ottimizzazione dello stile di vita sia del singolo soggetto che della collettività. Per stile di vita si fa riferimento a quattro componenti interdipendenti tra di loro che sono: l'ambiente, l'alimentazione, la motricità o attività fisica ed il carico degli eventi stressogeni accumulati durante la vita giovanile-adulta. In Giappone queste quattro componenti vengono armonicamente applicate su vasta scala con grosso impegno da parte della classe politica. Solo in questa maniera ed applicando regole per tutta la popolazione di buon invecchiamento si può concretamente dare vita agli anni e non solo anni alla vita. Un progetto gerontologico così applicato in maniera sistematica può ridurre drasticamente le spese socio sanitarie dovute alle patologie geriatriche ed alle disabilità da esse generate, migliorare la psico-affettività del paziente che invecchia ed alleggerire in maniera consistente il peso che grava sulla famiglia dei caregiver. Ritornando al Giappone, l'esercizio fisico giornaliero di bassa intensità è diffuso in tutta la fascia degli over 50 e una dieta ricca di pesce con il relativo apporto di omega 3, grassi dalle enormi potenzialità terapeutiche (antinfiammatorie ed antiossidanti) nonché l'uso preferenziale di proteine della soia pover in colesterolo di cui tutti conosciamo la patogenicità vascolare, insieme alle applicazioni di tecniche di mio-rilassamento ed antistress come lo yoga, sono tutte prerogative per una seria programmazione sociale gerontologica.Con vivo piacere bisogna sottolineare l'importanza che il governo attuale del Primo Ministro Draghi e del nostro Presidente Mattarella nel promuovere una giornata dedicata al benessere alimentare.

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È curatore del Manuale di gerontologia. Qual è l'obiettivo della sua opera?

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Il Manuale è stato realizzato grazie alle competenze di altri 24 colleghi, eccellenze professionali nelle loro specialità. La mia funzione è stata quella di realizzare alcune tematiche gerontologiche e coordinare i contributi dei 24 colleghi. Il testo è rivolto esclusivamente alla classe medica, ai biologi e farmacisti. Il linguaggio è scientifico e non divulgativo. L'obiettivo è cercare di colmare una carenza conoscitiva sui complessi meccanismi genetici e biomolecolari che sottintendono l'invecchiamento. Purtroppo a livello universitario si da molto peso alle conoscenze geriatriche, cioè delle patologie legate all'invecchiamento, ma scarsa importanza alla causa principale di queste patologie che è l'invecchiamento. Non si può essere buoni geriatri se non si è ottimi gerontologi. 

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Qual è il suo prossimo impegno editoriale?

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L'Ad Medical, nuova linea editoriale dell'Ad Maiora nata proprio con il mio manuale, mi ha incaricato di pubblicare un secondo testo dal titolo "Patologie vascolari nel paziente anziano. Fisiopatologia, diagnosi e terapia". Argomento complesso e articolato ed il pregio del testo sarà quello di unificare in un solo volume argomenti che il medico deve ricercare da diverse fonti bibliografiche. Ho cominciato a coinvolgere nel progetto quelli che considero tra i migliori specialisti degli argomenti trattati. Questo nuovo impegno editoriale vedrà la luce e la pubblicazione nel marzo 2022.

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Il suo rapporto con la casa editrice Ad Maiora. 

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Il rapporto con il presidente avvocato Giuseppe Pierro, l'avvocatessa Triestina Bruno e la dottoressa Giovanna Damore è ottimale, hanno sempre assecondato i miei progetti e grazie a loro programmeremo in futuro situazioni congressuali di divulgazione. A tutta l'organizzazione della casa editrice a cominciare dalla dirigenza sino agli addetti del call center va il mio ringraziamento.

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lunedì 14 Giugno 2021

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