Attualità

#IoApro: a Trani c’è chi è pronto ad accogliere i clienti al tavolo. Ma è una mosca bianca

Alessandro Landini
Ristorante
La maggior parte delle attività non è pronta a violare il Dpcm. I partecipanti all'iniziativa dovrebbero aprire la propria attività in serata come se fossimo in "zona bianca"
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È stata definita "disobbedienza gentile". Altri invece la appellano come "protesta pacifica". Più che una mobilitazione, però, suona come un ultimo tentativo di sopravvivenza. L'iniziativa è stata lanciata da un ristoratore di Cagliari che ha annunciato qualche giorno su Facebook "Non spengo la mia insegna", un invito per i gestiori dei locali pubblici a mantenere aperte le attività oltre le 18 con servizio al tavolo nella giornata di oggi. Sempre, però, non oltre le 22.

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"Devo mandare avanti la mia azienda, nel bene e nel male" dice Andrea, titolare della pizzeria "Lievito72" sita a Trani. Lui ha deciso di aderire all'iniziativa, di aprire al pubblico oltre l'orario consentito, seppur pienamente consapevole dei rischi. "Preferisco espormi al rischio di un verbale pur di non continuare così. Non rientriamo più con i conti. I ristori previsti dal Governo non bastano, ci ho solo pagato le tasse. La mia azienda è fatta di persone. Quando hai un team dove tutti lavorano con lo stesso obiettivo non lo puoi abbandonare nel momento del bisogno. Avrei potuto mettere i miei dipendenti in cassa integrazione ma non l'ho fatto per un motivo: se i soldi non arrivano come fanno ad andare avanti? Ho deciso di attingere dal mio fondo personale per pagare le loro giornate ma adesso non riesco più". Nessuna protesta, nessuna lotta alle disposizioni ministeriale ma l'ultimo tentativo di salvare un'azienda per non dover mandare i propri dipendenti a casa.

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Un'iniziativa in aperto contrasto con le limitazioni imposte e confermate anche dagli ultimi Dpcm, iniziativa non condivisa dalle associazioni di categoria, dalla quale prendono le distanze. “L’obiettivo non è protestare" spiegano gli organizzatori "bensì esercitare il pieno e libero esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti per bar e ristoranti”. Una tesi che divide le categorie e che non trova piena condivisione in tutti i gestori.

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"Nessuno si mette a rischio di un verbale per mangiare una pizza" afferma il titolare della pizzeria "Casal de Pazzi". "Se ci fosse stata una partecipazione globale e fosse stata organizzata meglio avrebbe avuto più senso". Pensiero comune per la titolare del ristorante "Il Melograno": "Pensiamo che alla fine non sia una cosa autorizzata, le associazioni non ci tutelerebbero. Un cliente non verrebbe a cenare con la paura di avere una multa, non ha senso. Purtroppo è un situazione che sta generando molto caos. Non vedo il motivo per il quale ci dev'essere negata la possibilità di lavorare con tutte le misure di precauzione".

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Ma c’è anche chi vuole attivare una protesta ancora più visibile, accendendo le luci del proprio locale pur rimanendo chiusi. "Non produrrà nulla, ma è un modo per restare vicini ai nostri clienti".

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Per quanto la rabbia sia condivisa non è attuabile. È questa la tesi comune dell'iniziativa. Dietro l'hashtag #ioapro si nasconde la disperazione ed il malessere degli esercenti messi in ginocchio dalla pandemia da Covid-19. Un settore, forse quello più pesantemente colpito, che è veramente allo stremo che cerca un pò di ossigeno per sopravvivere.

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venerdì 15 Gennaio 2021

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