Cronaca

“Ad altri ho chiesto 500 euro, a te neanche un centesimo”: il sistema per aiutare alcuni detenuti

La Redazione
Conferenza stampa presso la Sala conferenze del Polo museale
Ventinove gli indagati per varie imputazioni, di cui sei agenti della polizia penitenziaria sui quali pesa un "grave quadro indiziario": due di essi hanno ricevuto ieri le ordinanze di custodia cautelare in carcere e domiciliari
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"Te lo dico come un fratello, agli altri ho chiesto 500 euro ma da te e da […] non voglio neanche un centesimo", il nome nell'omissis è quello di un detenuto vicino ad un noto clan barese e la frase è pronunciata da uno dei due agenti di polizia penitenziaria arrestati nell'ambito dell'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Trani su un sistema di corruzione messo in piedi dai due agenti stessi nella struttura penitenziaria. Una frase che indica uno scenario inquietante: un mercimonio di favori per alcuni detenuti, con occhio di riguardo per altri per via della caratura criminale per poter garantire al proprio sistema una sorta di "meritocrazia" che andasse ad assicurare una protezione interna rispetto a quanto stessero mettendo in piedi. Il nome omesso nell'intercettazione è infatti quello di un detenuto vicino a clan della mala barese e la frase è stata letta ieri in conferenza stampa dai pm che hanno richiesto e ottenuto dal Gip l'accoglimento di 17 di 20 indizi di grave colpevolezza a carico degli indagati.

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I favori erano tradotti in colloqui con parenti, anche oltre il numero consentito dalle restrizioni anti contagio, in stanze "adattate" per l'occasione. I familiari coinvolti portavano in maniera diretta il denaro (dai 100 ai 1000 euro) all'interno della struttura e lo consegnavano agli agenti con i quali avevano accordo o caricavano le carte in possesso dei detenuti per gli acquisti interni alla struttura con piccole quote che venivano poi girate agli agenti. Le indagini svolte dal Nucleo investigativo regionale di Bari della Polizia penitenziaria ha permesso di raccogliere materiale necessario per comprovare la responsabilità degli agenti coinvolti nel sistema corruttivo.

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Al centro delle indagini degli investigatori anche la gestione della lista dei detenuti lavoratori: tra i favori rientrava anche la possibilità di progredire in graduatoria per svolgere lavori o mansioni differenti, comprese quelle all'esterno dell'istituto. Un sistema che ha permesso, agli agenti protagonisti delle richieste, di costruirsi un vero e proprio secondo stipendio parallelo. All'interno del Corpo di polizia penitenziaria però c'è stata una ferma risposta da parte di quanti si sono dissociati da questo comportamento criminale di colleghi, denunciando con esposti in procura e presso il Nucleo investigativo regionale del Corpo. 

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sabato 27 Novembre 2021

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