Spettacolo

Il gruppo teatro del De Sanctis in scena al Thauma con Le Troiane di Euripide

Ottavia Digiaro
Gruppo teatro Liceo De Sanctis
Lo spettacolo è una riflessione sulla barbarie e violenza del genere umano e, in particolare, maschile, che per sete di conquista non si preoccupa, sempre e ovunque, di risparmiare i soggetti più deboli e indifesi: donne e bambini
scrivi un commento 9

Tutto è pronto per la partecipazione del gruppo teatro del Liceo De Sanctis di Trani, guidato da Rossella Piccarreta docente di italiano e latino, alla quarta edizione del festival Thauma, concorso per liceali organizzato dall’Università Cattolica di Milano. Il festival, che quest’anno si svolge dal 19 al 22 marzo, porta in scena solo testi classici tradotti e preparati in classe.

Quest’anno il De Sanctis il 21 marzo porterà in scena “Le Troiane” di Euripide. Nel 1911, Sibilla Aleramo scriveva che “La guerra non è una creazione delle donne” alla vigilia del conflitto tra l’Italia e la Turchia, paese oggi tremendamente di attualità a proposito di guerra. Ma già nel 415 a. C. Euripide, il più femminista dei tragediografi, nelle “Troiane” aveva acceso i riflettori sulle donne dopo la vittoria epocale dei Greci su Troia. Più che (o almeno non solo) un discorso politico sulla democraticissima Atene (e specularmente sul civilissimo Occidente) che pure ha devastato e straziato corpi di donne e bambini, lo spettacolo è una riflessione sulla barbarie e violenza del genere umano e, in particolare, maschile, che per sete di conquista non si preoccupa, sempre e ovunque, di risparmiare i soggetti più deboli e indifesi: donne e bambini. Le donne di Aleppo che piangono i loro morti somigliano ad Ecuba e ad Andromaca e i figli della Libertà” della siriana Maram Al Masri che “Prima di andare a letto” non ascoltano le favole”… ma “il frastuono della paura e del freddo sui marciapiedi/ davanti alle porte delle loro case distrutte/ negli accampamenti o nelle tombe” o i bambini morti in Afghanistan, in Siria, in Vietnam o nei campi di sterminio nazisti ricordano il piccolo Astianatte brutalmente ucciso e straziato. I costumi del coro femminile sono perciò di donne di vari luoghi e tempi; senza epoca, invece, quelli dei maschi che da sempre perpetuano violenza e sopraffazione sui più deboli. Si è scelto l’adattamento di Sartre sia per la sua ancora attuale critica e autocritica europea sulla presunta guerra di civiltà sia per la traduzione in un “linguaggio poetico” senza tempo, modernissimo. Il nichilistico finale sartriano di un’opera, che Sanguineti definisce la meno aristotelica delle tragedie greche, in cui non c’è catarsi, ma solo un crescendo rovinoso di insensata crudeltà, suona come un monito per l’umanità di ogni luogo e di ogni tempo: “Morirete, tutti.”

Emozione, ansia e paura si respira alla vigilia della partenza, ma i ragazzi del gruppo teatro, che sono a lavoro da ottobre, sono motivati e felici di partecipare al festival e commentano “Per riuscire bisogna impegnarsi. E noi lo facciamo seriamente. Ma dopo lo spettacolo ci divertiamo”.

domenica 18 Marzo 2018

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti