Politica

Giovani al voto. Procacci: “Sono i più grandi che hanno obblighi nei loro confronti, non viceversa”

La Redazione
Antonio Procacci
"Chi l'ha detto che si fa politica solo nei partiti? I giovani preferiscono far "politica" nei luoghi dove possono davvero incidere"
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Ma è davvero l’antipolitica il problema? Come vengono “gestiti” i gruppi giovanili fuori dai partiti? Nel Movimento 5 Stelle non ci sono sezioni, non ci sono momenti dedicati esclusivamente ai neomaggiorenni: tutti hanno pari dignità. Per questo motivo abbiamo intercettato il portavoce di TraniaCapo ed ex candidato sindaco Antonio Procacci, supportato da liste civiche durante le ultime elezioni. Una delle liste era composta interamente da “giovani”. Solo una trovata da campagna elettorale o una soluzione in risposta ad altre esigenze? Di seguito il suo pensiero.

“Cominciamo col dire che per me, quando si parla di giovani, soprattutto in chiave politica, si deve restringere il campo agli under 25, massimo 30. Mi fa sorridere sentir dire che si è data la possibilità di entrare in politica a “giovani” oltre i 30 anni. In secondo luogo, c’è da dire che a mio avviso il coinvolgimento dei giovani in campagna elettorale non fa testo. Per misurare la loro partecipazione occorre analizzare i periodi non elettorali.
Detto questo, la realtà è che sono pochissimi i giovani che si avvicinano alla politica, fondamentalmente perché non ci credono e non si fidano. Vi si avvicinano solo quelli che ne sono appassionati, che vogliono farla attivamente. Gli altri si tengono a debita distanza. E sinceramente non sento di dargli torto. Perché in effetti ci si ricorda dei giovani solo in prossimità delle scadenze elettorali. Nei mesi precedenti “giovani” diventa una delle parole più gettonate da parte della politica. Sembra che tutto debba ruotare intorno a loro. Ma solo in quei giorni lì, fino alla data del voto. Poi chi si è visto si è visto. Perché, dunque, dar torto ai giovani che non si impegnano in politica? Molto più interessante e fruttuoso impegnarsi “politicamente” a scuola, nelle associazioni, in parrocchia. Sì, perché chi l’ha detto che si fa politica solo nei partiti? I giovani preferiscono far “politica” nei luoghi dove possono davvero incidere. Io nel 2015 ho fortemente voluto una lista interamente composta da under 30, perché volevo, in caso di vittoria, la certezza dell’ingresso in Consiglio di almeno un paio di giovani autentici. Non è stato facile, perché ho trovato tanta diffidenza. Ed anche tanti ragazzi condizionati dai propri genitori. Alla fine sono riuscito a presentare la lista, non ho vinto, nessuno di quei ragazzi è entrato in Consiglio, ma la cosa che mi fa piacere è che alcuni di loro hanno continuato a seguire le attività del movimento, con l’incostanza tipica dei giovani brillanti, impegnati su mille fronti. Non me ne dolgo, anzi sono contento di saperli attivi nella vita sociale. Prima della scorsa estate un paio di loro mi hanno chiesto se potevano riprendere a riunirsi, se potevano rifondare il gruppo. Si sono visti, hanno iniziato a parlare di qualche iniziativa da intraprendere, poi si sono arenati. Sono ragazzi, li capisco. Però so che si informano, che fra loro parlano dei problemi cittadini e per me, sinceramente, tanto basta. Dai giovani non si deve pretendere la partecipazione. Sono i più grandi che hanno obblighi nei loro confronti, non viceversa.

martedì 16 Gennaio 2018

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