L'INTERVISTA

Giovani e democrazia, il prof. Campanale: “Esercitate il pensiero critico”

Donato De Ceglie
Giulio Campanale ed il suo blog
"Non è la scuola ma la famiglia che può formare politicamente ma spesso mi sono ritrovato in quel che scriveva Moravia sugli indifferenti. La scuola fa già il suo"
scrivi un commento 24

Quando è nata l’idea di questa inchiesta sui neomaggiorenni e il loro rapporto con la politica, abbiamo cercato subito di individuare qualcuno che potesse darci risposte ma sono venute fuori solo delle chiavi di lettura, diverse, convergenti, di differente estrazione sociopolitica. Pensavamo di poter leggere il problema chiave del disinteresse dei giovani nei confronti della politica nelle parole di un professore di Filosofia ed è per questo che abbiamo contattato Giulio Campanale, già professore presso il Liceo Classico De Sanctis. Il suo ruolo può avergli dato anche un punto di vista privilegiato per analizzare l’impegno politico anche tra i giovani nel corso del tempo, sin dall’interesse mostrato tra i banchi

Non abbiamo trovato conforto in risposte, anzi, ci siamo ritrovati in balia di ulteriori dubbi e cercato di aggrapparci ai suoi pensieri. Ci ha accolto in casa, nella luce fioca del suo studio. Di fronte alla scrivania un quadro che raffigura l’universo. C’era un portatile acceso, era collegato al suo profilo Facebook e sorrideva nel rispondere agli auguri di buon nuovo anno dei suoi ex alunni. Ci ha fatto leggere un suo ultimo post tra i commenti della foto di un ragazzo in viaggio per tornare al Nord, nella città in cui studia. Gli ha raccontato di quel che può accadere nei lunghi viaggi in treno, come ad esempio trovare la donna della propria vita. Come è accaduto a lui.

Professore, perché oggi c’è un sentimento comune più forte nei confronti della politica?

Prima se ne avvertiva il bisogno per risolvere la lotta ideologica. C’era un rapporto diverso tra eletto ed elettore. I partiti erano vissuti in pieno, i partiti erano scuola. Il Partito Comunista per lunghi anni è stato una scuola di democrazia, e te lo dico pur non avendo mai avuto una tessera al Partito Comunista. Ma è un fatto storico: i bracciati facevano scuola lì, imparavano a leggere lì, scoprivano gli strumenti della democrazia lì.

Quindi è importante il conflitto ideologico?

Non ci appartiene più. Ed è bene così. Quando Aldo Moro parlava di “Convergenze parallele”, intendeva allontanare l’ideologia dalla politica. Le ideologie non portano alla risoluzione di problemi concreti. La politica è mediazione, compromesso, ma soprattutto deve essere vissuta da cittadini capaci di vivere in uno stato democratico.

E la scuola, che ruolo gioca?

Non è la scuola ma la famiglia che può formare politicamente ma spesso mi sono ritrovato in quel che scriveva Moravia sugli indifferenti. La scuola fa già il suo: deve far maturare il pensiero critico. Se i giovani non esercitano il pensiero critico sono vittime della società. Oggi pullulano interessi, siamo tutti burattini del mercato se non apriamo gli occhi. L’uomo non è solo un aspetto culturale, l’uomo è tutte le relazioni che ha.

Cosa direbbe oggi ad un suo alunno che vuole impegnarsi in politica?

Non candidarti prima di non esser sicuro di essere al riparo da qualsiasi manovra. Sii sicuro delle tue idee, se vacillano maturale. Un giovane oggi deve capire di essere parte di una democrazia. In democrazia servono cittadini capaci di scegliere.

Sono arrivati parenti ed abbiamo deciso di non tediare ulteriormente il professor Campanale che ringraziamo ancora per la disponibilità.

martedì 16 Gennaio 2018

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti