Politica

Neomaggiorenni al voto. Scompare la militanza ma il futuro non è perso

La Redazione
Marina Nenna e Raimondo Lima
Dai banchi del De Sanctis all'aula di Palazzo Palmieri. Cosa ha allontanato i giovani dalla politica? Entrambi usano due parole simili: indifferenza e disinteresse
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Hanno vissuto la militanza nei partiti da giovanissimi ed ora si ritrovano ad essere i consiglieri più giovani seduti nell’aula di Palazzo Palmieri. Raimondo Lima, già “veterano” del Consiglio comunale, ha accolto benevolmente la presenza di Marina Nenna sui banchi opposti ai suoi. Si sono scontrati tra le mura del De Sanctis, si sono scontrati nelle preparazioni delle campagne elettorali su quel filo diretto di via de Roggiero che collegava le sedi di partito di via Giustina Rocca (ex Alleanza Nazionale) e via san Gervasio.

Ora si ritrovano in situazioni contrapposte ma con la stessa attenzione per i giovani. Da un lato Marina sta cercando di ricostituire il gruppo dei Giovani Democratici, dall’altro Raimondo è orgoglioso del gruppo di Gioventù Nazionale.

Ma cosa ha allontanato i giovani dalla politica? Entrambi usano due parole simili: indifferenza e disinteresse.

“Penso che i fattori che possano aver condotto ad un progressivo disinteresse degli under 30 alla politica siano due: la precarietà occupazionale e la scarsa attenzione tributata alle problematiche giovanili in questi anni dalla politica nazionale e locale. La difficoltà di accesso al mondo del lavoro ha tolto tempo e risorse ai ragazzi, impegnati a cercare una stabilità economica tra più impieghi. Da questo punto di vista, non solo i Partiti, ma anche le associazioni culturali e di volontariato vivono un momento di scarsa partecipazione” ci dice Marina.

Lima è preoccupato dal voto: “Non so cosa voteranno I più giovani, spero però vadano a votare a prescindere dalla scelta che possano fare. nLo spero perché ritengo che la sfida più grande sia quella di abbattere il muro di indifferenza preponderante che attanaglia l’intero corpo elettorale giovanile facendo riconquistare la consapevolezza dell’importanza del recarsi al voto. Dico indifferenza perché, mentre tra I più “grandi” a prevalere è la delusione e disillusione nell’assistere inermi al susseguirsi di governi lontani dal Territorio e per lo più sordi alle istanze del Popolo, tra I più giovani, registro – salvo eccezioni – prevalentemente disinteresse riguardo la Cosa Pubblica”.

E parla della sua esperienza: “Le eccezioni ci sono. Il nostro partito per esempio, ha avuto storicamente e continua ad avere una forte trazione giovanile. Dai tempi del MSI con il Fronte della Gioventù, passando per quella splendida palestra dell’era Alleanza Nazionale in cui ho iniziato a far politica anch’io con “Azione Giovani” a quella che oggi ne è la naturale evoluzione in Fratelli d’Italia che è Gioventù Nazionale”.

Ma cosa è cambiato, in quale meccanismo si è interrotto il processo di interesse? “La piazza oggi è prevalentemente virtuale, ad un volantinaggio, oggi si preferisce un post su Facebook – scrive Raimondo, “se fino a dieci anni fa, eravamo in pochi a non abbandonare Trani, oggi quasi nessuno vi resta e sicuramente questo rende difficile il contatto con la realtà e le sue problematiche.nIo ho iniziato a far militanza a 14 anni, ai tempi del Ginnasio, al liceo classico De Sanctis e da allora non ho più smesso. Per le mie idee, in un contesto dove in cattedra avevi professori “sessantottini”, ero in netta minoranza e controcorrente, ma dopo tre anni mi ritrovai eletto rappresentante di Istituto”.

Marina va al nocciolo della questione partitica, i giovani trovano inutile l’impegno: “Per i Partiti Politici il fenomeno è più profondo perché esacerbato dall’idea che qualsiasi battaglia volta all’ottenimento di risultati concreti per il miglioramento delle condizioni della propria generazione è percepita come inutile. Esiste, di fatto, una esclusione delle giovani generazioni dai luoghi delle decisioni ed una distanza considerevole tra i rappresentanti istituzionali e i ragazzi. In sintesi, quando chiediamo impegno civico ciò che ci viene detto è: se ho poco tempo perché dovrei impiegarlo per fare battaglie che si rivelerebbero infruttuose? Ed a questa domanda è difficile trovare risposte concrete, se non attraverso proprio quelle politiche giovanili di sistema che mancano”.

Ma c’è speranza nel futuro prossimo? Raimondo la trova nella comunità, nella partecipazione: “Ho scelto di restare a Trani, a differenza di molti, perché ho sempre creduto che andare via fosse la scelta più facile. Ho avuto l’onore di essere eletto la prima volta in Consiglio comunale a 25 anni e di ricoprire importanti incarichi elettivi e dirigenziali ma ciò è stato possibile grazie alla Comunità politica e umana con cui in questi anni sono cresciuto e su cui ho deciso di scommettere perchè solo quando si è squadra e si è Comunità si è vincenti. La Militanza è tale se è condivisa. Solo riscoprendo il significato di essere Comunità è possibile vincere la sfida all’indifferenza e alla non partecipazione”.

“Cova sotto la cenere, la voglia di impegnarsi – scrive Marina – anche e soprattutto per migliorare proprio le condizioni generazionali di base, poiché, ormai, le difficoltà sono percepite come comuni e, dunque, una coscienza giovanile collettiva esiste”.

martedì 16 Gennaio 2018

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