Cultura

Dario Agrimi porta un meteorite nel paradiso in terra. Ecco l’opera dell’artista tranese

La Redazione
Dario Agrimi e la sua ultima opera
«Auspicare un paradiso in Terra sarebbe come voler annunciare la fine del Paradiso stesso, perché avendolo qui di fianco, non dovremmo più protendere verso l'alto, cercando di elevare il nostro sentire al di sopra di noi»
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La prima residenza d’artista finalizzata alla creazione del primo “parco d’arte” stabile dell’Italia meridionale Grottole Art in Nature si è conclusa con la realizzazione dell’opera dell’artista tranese Dario Agrimi “Meteorite dal paradiso per un paradiso in terra”. L’opera site specific raccoglie nella sua essenza la filosofia del creato e fa “posare” nel sito dalle forti valenze storiche e naturalistico/ambientali della Madonna di Grottole il suo messaggio di speranza, scrivono sul Quotidiano Arte.

Dario Agrimi, artista il cui curriculum è ricco di importanti personali e collettive, capace di sperimentare tecniche e linguaggi differenti, rinunciando all’ironia, nell’opera realizzata per l’istituendo parco di Grottole Art in Nature, intende dialogare con il passato e l’ambiente incontaminato con una poetica ricca di significati dal grande impatto emotivo. Agrimi è stato scelto, fra 40 candidati provenienti da tutt’Italia dalla commissione composta da Marisa Milella per la Fondazione Maria Rossi, storico dell’arte e curatore del progetto, Antonio Frugis, critico d’arte, per la Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare e da Roberto Lacarbonara, critico d’arte indipendente, docente di Storia dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Lecce.

Grottole Art Nature, il progetto di parco d’arte stabile realizzato dalla Fondazione Maria Rossi con la consulenza della Fondazione Pino Pascali, è stato inaugurato ieri, a Polignano a mare, con un’opera letteralmente caduta dal cielo, un Meteorite dal Paradiso per un Paradiso in terra, come dice il titolo dell’opera di Dario Agrimi. «Un meteorite fiorito, che rende morbida la visione, pur svelando la durezza dell’impatto, nella traccia solcata a terra e lasciata come una scia-ricordo» scrive Marcello Francolini.

Agrimi è stato scelto, tra 40 candidati, da una commissione composta da Marisa Milella, per la Fondazione Maria Rossi, Antonio Frugis, per la Fondazione Pino Pascali e da Roberto Lacarbonara, critico d’arte, per dare l’avvio a questo nuovo progetto di residenze nell’insediamento archeologico di Madonna di Grottole, nelle immediate vicinanze di Polignano a Mare.

«Auspicare un paradiso in Terra sarebbe come voler annunciare la fine del Paradiso stesso, perché avendolo qui di fianco, non dovremmo più protendere verso l’alto, cercando di elevare il nostro sentire al di sopra di noi. Non dovremmo più pensare di cercare quel ché, che è posato sopra il cielo. Fine dello spirito, inteso come quella forza capace di trasalire al di sopra di noi, capace di uscire da noi per dirigersi all’insù. In effetti dall’altro lato il meteorite in sé è un elemento universale, nel senso che viene dall’universo, è una componente materiale di esso. Pone ciò che è sopra la terra in termini concreti, ridefinendo l’aldilà come tangibile e non ineffabile. Dario Agrimi mette alla prova, ancora una volta, l’aspetto cognitivo e sensitivo dello spettatore invertendo e mescolando i diversi aspetti di ciò che è oltre, rispetto ai limiti della terra. L’opera si discosta totalmente da una idea di luogo per porsi nel campo della teatralità, tra il reale e la finzione. È, in fondo, il regista di una pièce che vede lo spettatore come il vero protagonista, quasi fosse lui a firmare l’opera. Sono i fiori che innescano questo processo di scollamento dal reale, ammorbidiscono la visione spostando la percezione verso una sensazione tattile morbida, leggera al punto da evidenziarsi come un errore, una impossibilità fisica o un’ambiguità fenomenica, un meteorite di fiori appunto. Ad avvicinarci non segue, come potremmo aspettarci, una sensazione olfattiva, giacché la forma del fiore parla chiaro, sono peonie. Non hanno odore ma resistono al di là delle stagioni, fino ad andare al di là del tempo. Sono poi artefatte, finte, di tessuto, così da svelare l’astrattezza dell’attuale pensiero salvifico, a cui solo lo spettatore potrà dare una verità che, in questo caso, potrebbe anche essere una finzione» scrive il critico Francolini su Exibart.

In questa prima fase sarà possibile visitare l’insediamento rupestre e l’opera di Dario Agrimi in gruppo.

sabato 8 Luglio 2017

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