Cronaca

Inchiesta caporalato, sei persone indagate per lo sfruttamento dei braccianti

La Redazione
Paola Clemente
Il caso nacque dalla morte di Paola Clemente avvenuta due anni fa nelle campagne andriesi
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Non fu omicidio colposo. Ma la morte della bracciante di San Giorgio Ionico, Paola Clemente, avvenuta (per infarto) mentre la donna raccoglieva l’uva nelle campagne di Andria il 13 luglio 2015, ha svelato la rete dello sfruttamento del lavoro collegato a un’agenzia interinale di Noicattaro: i moderni ‘caporali’ reclutavano i braccianti soprattutto nel Tarantino per farli lavorare nelle aziende della Bat, sottopagandoli e omettendo in parte il versamento dei contributi previdenziali. Al termine delle indagini della Guardia di Finanza di Trani, il pm Alessandro Pesce ha fatto notificare gli avvisi di conclusione delle indagini a sei persone – residenti tra il Barese e il Tarantino – già arrestate nel febbraio scorso. Devono rispondere, a vario titolo, di concorso aggravato e continuato in intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e di concorso in truffa aggravata e continuata. Gli avvisi sono stati notificati a Pietro Bello, direttore dell’agenzia Infor Group; a Gianpietro Marinaro e Oronzo Catacchio, che gestivano l’agenzia che stipulava i contratti con i braccianti; Ciro Grassi e Giovanna Marinaro, che reclutavano la manodopera nel territorio tarantino per mandarla nella Bat (usando come mezzi di trasporto i bus dell’azienda individuale di Grassi); Maria Lucia Marinaro, moglie di Grassi. Quest’ultima risponde soltanto del reato di truffa aggravata e continuata in relazione al fatto di risultare contrattualizzata con la Infor Group, ma di non aver mai lavorato per la stessa e di aver invece intascato le indennità di disoccupazione e maternità.

I braccianti lavoravano “in condizioni di sfruttamento, mediante minaccia e intimidazione, anche implicita, consistite nella prospettazione ai lavoratori di non essere reclutati e quindi ‘portati’ al lavoro in caso di ribellione”. Il tutto avveniva “approfittando dello stato di bisogno o di necessità dei medesimi, dipendente dalla scarsa offerta di lavoro alternativo e dalla circostanza di essere molti dei braccianti reclutati, in prevalenza donne, unica fonte di reddito familiare”.

Secondo quanto accertato dai finanzieri nelle buste paga dei lavoratori assunti attraverso la Infor Group veniva “sistematicamente e consapevolmente omessa la contrattualizzazione di alcune giornate di lavoro realmente effettuate dai braccianti-operai”. Il risultato è che la paga sulla carta era di 7,5 euro lordi all’ora, mentre quella effettiva era di 4-5 euro; e non è mai stata corrisposta l’indennità di viaggio (dal Tarantino fino alle aziende della Bat). Complessivamente, nel periodo tra giugno e settembre 2015, i braccianti reclutati dalla Infor Group sono stati 7524 “omettendo la contrattualizzazione e contabilizzazione di 943 giornate di lavoro rispetto alle quali è omesso il versamento all’Inps dei correlativi oneri previdenziali e quindi – conclude la Procura – effettuate ‘a nero’”.

venerdì 22 Settembre 2017

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