POINTBREAK

Banda del racket: altri sette arresti emessi dal Gip. I Carabinieri ai commercianti: “Denunciate”

La Redazione
Carabinieri a un posto di blocco
Si avvalevano del clima di terrore diffuso in città costringendo le vittime a fornir loro derrate alimentari, costosi alcoolici senza di fatto mai saldare il dovuto
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I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, disposta dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 7 persone specializzatesi nella sistematica imposizione del pizzo a gran parte del tessuto economico tranese. I fatti sono scaturiti dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia e sono collegati al più noto filone d’indagine convenzionalmente denominato “Pointbreak” che aveva visto, il 2 febbraio scorso, un centinaio di Carabinieri, supportati da unità cinofile antidroga e da un elicottero dell’Arma, dare esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, all’epoca emessa dal Gip del Tribunale di Trani, su richiesta della locale Procura della Repubblica, che trovava il proprio fondamento nelle indagini condotte dalla Compagnia Carabinieri di Trani dal Novembre del 2016.

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Il Gip del Tribunale di Bari, Sergio Di Paola, ha emesso sette ordinanze di custodia cautelare in merito al secondo filone dell'indagine sulle estorsioni a Trani. Le misure riguardano Vito Corda (38 anni), Michele Di Feo (35 anni), Hir Gishti (28), Nicola Pecorella (39), Pasquale Pecorella (34), Pasquale Pignataro (31), Armando Presta (46). Per quest'ultimo, il Gip ha rigettato la misura cautelare in relazione ad un secondo capo d'accusa che gli veniva addebitato. Sono indagati anche Massimo Fiore (43) e Salvatore Fiore (35). Quest'ultimo è il collaboratore di giustizia le cui rivelazioni hanno permesso di definire la seconda fase dell'indagine. Il Gip ha chiarito che, mentre le dichiarazioni del collaboratore erano semplicemente descrittive dell'attività estorsiva posta in essere, quelle delle persone offese hanno indicato puntualmente gli indagati a carico dei quali è stata poi emessa l'ordinanza di custodia cautelare, autori di condotte reiterate nel tempo e tutte fondate sulla capacità degli indagati di fare leva sull'intimidazione.

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Durante le perquisizioni effettuate nel corso del primo Appblitz, i militari arrestarono anche una donna già affiliata al clan Annacondia, trovata in possesso di cocaina, e gli arresti furono complessivamente 8. Le indagini non sono tuttavia mai state interrotte ed i Carabinieri della Stazione di Trani e del locale Nucleo Operativo, che avevano avviato i propri accertamenti a riscontro delle dichiarazioni di quel collaboratore e sono stati supportati dal coraggio di numerosi commercianti determinatisi a denunciare le angherie subite, hanno messo a nudo nuovi inquietanti scenari nei quali sono stati accertate ulteriori condotte estorsive, in danno di commercianti e ristoratori tranesi, cui veniva richiesto il pagamento con ritualità pressoché mensile, di somme di danaro oscillanti tra i 100 ed i 3000 euro.

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Non paghi del danno così cagionato, in plurime occasioni i malfattori si erano peraltro avvalsi del clima di terrore infuso nelle vittime, costringendole a fornir loro derrate alimentari o costosi alcoolici senza di fatto mai saldare il dovuto. Emblematico il comportamento criminale di uno degli odierni arrestati il quale subentrava al fratello arrestato per altra causa e seguitava, per mesi, ad incassare le somme di danaro versate dalle vittime. Le attività investigative condotte, proseguite e portate a termine nel brevissimo lasso di tempo di appena un mese, hanno trovato la piena condivisione della Magistratura inquirente e giudicante, all’esame delle quali è stata sottoposta la metodologia mafiosa dei correi: come già emerso, l’azione criminale era sì estesa all’intero territorio cittadino, ma si è caratterizzata non solo per le minacce, implicite o esplicite, di gravissime ritorsioni in caso di rifiuto o opposizione alle richieste formulate, ma anche per il profondo clima di terrore ingenerato dalla caratura criminale del gruppo e della pressoché automatica evocazione della forza degli ambienti mafiosi notoriamente presenti in Trani sin dall’epoca del boss Annacondia.

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L’attività investigativa aveva già permesso, tra l’altro, di ben delineare la struttura del gruppo, all’interno del quale spicca, quale elemento emergente nel panorama malavitoso tranese, Vito Corda, 38enne, pluripregiudicato, figlio di Nicola, già esponente di assoluto rilievo del clan Annacondia, operante negli anni ’80 e ’90 nel nord-barese. Corda, quale mente ispiratrice nell’organizzare le attività illecite dei correi e già detenuto poiché colpito da provvedimento di fermo eseguito dai Carabinieri di Trani il 29 gennaio scorso ed attinto dal provvedimento di custodia del 2 febbraio, è destinatario anche dell’odierna misura cautelare, poiché risultato responsabile di ulteriori condotte estorsive, stavolta aggravate dalla metodologia mafiosa di cui all’art. 7 della L. 203/1991.

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Attivo e determinante il ruolo dei restanti complici, in capo ai quali pendono le accuse di aver agito, in nome e per conto proprio ovvero in funzione del Corda, rinnovando insistentemente le richieste estorsive nonché riscuotendo il danaro illecitamente richiesto. Le investigazioni, mai arrestatesi, alacremente condotte dai reparti investigativi dell’Arma e tuttora in corso per accertare l’esistenza di ulteriori casi di estorsioni tentate o consumate, hanno aperto le porte della Casa Circondariale di Trani per 3 persone, finora in stato di libertà, nonché graniticamente consolidato il quadro accusatorio per ulteriori 4 persone già detenute presso le case circondariali di Trani e Foggia, tutte colpite dall’odierno provvedimento di custodia cautelare dovendo gli stessi rispondere di estorsione in concorso, continuata ed aggravata dalla metodologia mafiosa con l’aggravante per due di essi di aver commesso i fatti, in un caso mentre era soggetto alla sorveglianza speciale di PS, ed in un altro per aver commesso i fatti nel triennio successivo alla decadenza della medesima misura di prevenzione.

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Come già lodevolmente avvenuto, i Carabinieri si aspettano ora che ulteriori imprenditori vittime del pizzo si facciano avanti per denunciare e per riscontrare quanto già venuto a conoscenza dei militari nell’ambito delle investigazioni.

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sabato 25 Marzo 2017

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