Un cimitero di elettrodomestici, abbandonati da un rigattiere che avrebbe trovato negli spazi della scuola il proprio "paradiso" per smontare e rintracciare parti di rame o utili per sostituzioni in frigoriferi o lavatrici. Così appare l'area in cui un tempo gli alunni e gli scolari della Papa Giovanni XXIII svolgevano le attività motorie all'aperto. Gli interni invece sono un ricettacolo di arredi scolastici e rifiuti edili galleggianti su un lago di acqua fuoriuscito dalle tubature danneggiate da chi ha ben pensato – da quando la scuola è stata chiusa per problemi di staticità da marzo 2019 – di effettuare lavori per abitare abusivamente nella casa del custode e di sventrare letteralmente il sistema idraulico per ricavarne qualcosa.
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Un album di fotografie che fanno male al cuore in una realtà che vede come unico spiraglio per rinascere soltanto la demolizione e la ricostruzione. Gli abusivi oggi si rincorrono, con storie che sembrano avere dell'incredibile, con una vera e propria "gestione" degli accessi. Uso e consumo di una struttura pubblica destinata alla crescita di una comunità scolastica (e quindi di intere generazioni future), un ex cuore pulsante ai bordi di una periferia popolosa dilaniato dai tempi della burocrazia, dai silenzi e dall'inciviltà.
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