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Francesca Loprieno, la fotografa tranese che incanta Trani e la Francia

Ottavia Digiaro
Francesca Loprieno
"La fotografia per me è una possibilità di salvezza, una protezione, una fuga dalla quotidianità. Mi piace viaggiare, non solo fisicamente"
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“Per la suggestione poetica delle immagini e originalità delle tematiche” è questa la menzione speciale ottenuta dalla tranese Francesca Loprieno dalla Fondazione Primoli, che ha istituito il premio per la fotografia per ricordare l’opera fotografica di Giuseppe Primoli e promuovere la ricerca e la produzione di giovani fotografi. “La Menzione Speciale ottenuta dalla Fondazione Primoli – commenta Francesca – mi ha resa molto felice perché ad essere premiato è stato un lavoro fotografico e video molto intimo, che racconta la mia storia personale e che è nato in un momento molto particolare della mia vita. L’arte è un mezzo molto potente, rivelatore di grandi cose. Importante per la conoscenza di se stessi. Personalmente non credo molto nei premi, ma considero la Menzione un punto di approdo da cui ripartire”. Abbiamo raggiunto Francesca Loprieno che si è definita “Una viaggiatrice solitaria, una riflessologa, una sognatrice. Molteplici cose che confluiscono in maniera visionaria, voyeuristica e poetica nello studio e nella riflessione visiva contemporanea. Comunico attraverso le immagini e vivo grazie ad esse.”

Quando e come nasce la tua passione per la fotografia?

“Un po’ per caso, un po’ per desiderio” se posso citare un film. Trovo molto difficile rispondere a questa domanda. Ricordo che quando ero piccola spesso giocavo con le macchine fotografiche di plastica, quelle che quando scatti ti fanno vedere le foto delle città. Penso che questo gioco sia stato un punto di partenza attraverso il quale ho compreso (da grande) che guardare mi piace più che parlare.

Cosa rappresenta per te la fotografia?

Una possibilità di salvezza, una protezione, una fuga dalla quotidianità. Mi piace viaggiare, non solo fisicamente. Sono una grandissima consumatrice di viaggi mentali. La fotografia mi permette di rendere viva e tangibile la mia immaginazione. Una possibilità di avvicinarmi a me stessa e agli altri e di mostrare che il pensiero può prendere forma e spazio e di conseguenza abitare in un luogo, che nel mio caso è quello dell'arte visiva.

La menzione è riferita al tuo lavoro 471. Di cosa si tratta e come nasce?

Il lavoro 471 nasce, appunto, in viaggio. Da anni prendo appunti sui miei continui spostamenti, treni, aerei, passeggiate non direzionali. Ho paura di dimenticare quello che nel «transito» vivo. Lo spostamento mi ha sempre fatto scoprire tracce di un immaginario spesso non visibile al quotidiano. Una linea sottile che lega l’istante all’evento. Cosa cambia? Cosa resta di noi e di questo passaggio? I miei sono appunti visivi indefiniti di un passaggio non identificabile, ma presente. In 471 ho colto il mutamento di me stessa durante il viaggio e lo stesso a 471 Km ferroviari rappresenta la distanza da me, e cioè dal luogo in cui sento di abitare al luogo in cui sento di vivere.

Altri traguardi importanti che vuoi condividere con noi?

Vivo a Parigi e posso invitarvi a visitare la mia maison/atelier. Il trasferimento all’estero è stato determinante per il mio lavoro artistico e professionale. Oltre ad occuparmi di fotografia, sono formatrice in arti visive presso il centro di ricerche Maison du Geste et de l’Image e insegnante di Arte e Immagine presso la scuola italiana Leonardo Da Vinci di Parigi e anche presso la scuola francese.

Stai lavorando a nuovi progetti?

Lavoro continuamente a nuovi progetti. In questo momento sto lavorando ad “Harnes” un lavoro visivo autobiografico sulla città francese in cui è nata mia madre e in cui i miei nonni si sono trasferiti per lavoro negli anni cinquanta. Sarà un libro. “Sulla Distanza” è il mio nuovo progetto fotografico che riflette il concetto di “distanza” sia spaziale che umana. È un lavoro molto lungo e complesso. Ultimamente m'interesso di fenomeni spaziali e costellazioni e la distanza è un concetto molto interessante per indagare il cosmo. Con la mia amica, ispiratrice e collega Arianna Sanesi stiamo lavorando a “SIBILLA”, un lavoro fotografico nato in Puglia e che girerà varie città, siamo state in Toscana per nuove ricerche lo scorso giugno. Insieme confabuliamo anche a “Esprit d’Escalier” a Parigi, un progetto ambizioso di cui non vi parlerò (per scaramanzia) in questa sede.

Intanto vi aspetto a Barletta, l’8 settembre per “Limes” a cura di Ester De Rosa.

sabato 18 Agosto 2018

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