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Salvini e quella cena con il boss Annacondia

La Redazione
Matteo Salvini e Salvatore Annacondia
Una fotografia del 2015, una cena dell'attuale Ministro dell'Interno alla quale presenzia anche il mafioso reo confesso di 72 omicidi. La storia raccontata da Paolo Berizzi nel suo libro
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Di sicuro, o almeno si spera, Matteo Salvini non sapeva chi fosse l’individuo con il quale sarebbe stato fotografato, proprietario di un ristorante con annesso lido in un paesino sulla costa a 400 km dalla sua città d’origine. Di sicuro, o almeno si spera, Matteo Salvini oggi Ministro dell’Interno non conosceva il passato di Salvatore Annacondia, reo confesso di 72 omicidi, collaboratore di giustizia e dotato di uno spessore criminale del quale conserva l’aurea e la nomea.

A citare l’evento che vede accostati i nomi di Annacondia, figura di spicco della criminalità del Sud Italia negli anni 90 e Salvini è stato Paolo Berizzi, cronista e scrittore, nel libro «NazItalia. Viaggio in un Paese che si è riscoperto fascista» edito da Baldini&Castoldi. Un incontro, una frequentazione quantomeno inopportuna per un leader politico, divenuto Ministro dell’Interno. Non c’è nulla di penalmente rilevante in una cena elettorale (si presume), ma ci si chiede come potesse non essere a conoscenza del passato di Annacondia (che oggi ha un altro nome di cui peraltro lui stesso fa vanto, come denunciato tempo fa una testata locale) chi invitato l’ex boss mafioso.

«Nella sua scalata alla Lega e al centrodestra, attuando una rottamazione graduale e gentile, a suo modo epocale, Salvini ha sfoderato doti di intuito politico, coraggio, disinvoltura e sfrontatezza» scrive Berizzi nel suo libro. «Come tutte le corse verso il potere, pure quella del Capitano ha richiesto il turbo. Cambiare pelle a un movimento autonomista chiuso nella roccaforte del Nord fino a cucirle addosso l’abito da sera del partito nazionale, e portarlo dal 4% a quasi il 18%, significa correre su e giù per l’Italia, batterla palmo a palmo, asfaltare confini. Insomma: imbarcare il classico «largo consenso». In politica queste operazioni possono anche tradire una certa frenesia: perché il desiderio di piacere e convincere ha sempre un prezzo». «La storia che racconterò adesso dimostra quanto il rischio sia costantemente in agguato. Anche per un leader politico a cui la mafia e i mafiosi «fanno schifo», che ha sempre condannato senza se e senza ma i criminali, che ha fatto della sicurezza e della legalità uno dei concetti chiave della campagna elettorale e che ha più volte associato questi temi a una propaganda basata sul sillogismo: immigrazione uguale criminalità uguale insicurezza». «I protagonisti della storia sono Matteo Salvini e Salvatore Annacondia, detto «Manomozza».

«Ma che c’entra Annacondia con Salvini? Perché parlare di un ex boss mafioso con 72 omicidi sulle spalle a proposito di un leader politico che in piazza giura sul Vangelo e sulla Costituzione e, dopo avere detto «la mafia mi fa schifo», ribadisce con forza che «uno che spara è un cri- minale e basta»? È il 2015, anno di elezioni. Il segretario della Lega giunge nella località dove vive Manomozza. Il quale, al netto del suo status di collaboratore di giustizia, non sembra condurre una vita ritirata. Conosciuto e apprezzato per la sua attività, che lo porta a contatto con la gente, da sempre rispettato nella regione dove ha deciso di vivere lontano dalla sua Puglia, l’ex boss mafioso sul territorio non fa mistero del suo passato ingombrante. Lo raccontano diverse persone che lo hanno conosciuto. Salvini partecipa a una cena e a quella cena spunta Annacondia. I due si fanno fotografare insieme: uno accanto all’altro, sorridenti. Se non fosse che, per motivi diversi, sono due volti noti, sarebbe un’immagine banalissima, come tante. Salvini ha una polo nera e la solita barba lunga, Annacondia una camicia azzurra. Alle loro spalle c’è un giardino curato. È probabile, oltre che auspicabile, che il Capitano della Lega non conoscesse la vera identità di Manomozza. Si sarà trattato quasi certamente di un incontro occasionale, uno dei tanti che capitano al segretario di un partito quando gira l’Italia. Non è dato sapere chi e perché abbia presentato Annacondia a Salvini, forse, anzi, quasi certamente, quella sera stessa. Né è possibile ricostruire se ed eventualmente quale rapporto si fosse instaurato tra i due prima della fotografia scattata insieme: potrebbero raccontarlo, volendo, i due interessati. È evidente: come molti leader politici e personaggi pubblici, anche Salvini – che è molto seguito, e per di più è uno che si presta volentieri ai selfie – si fa fotografare con decine di persone in occasione di uscite pubbliche, manifestazioni, cene elettorali e non».

Nulla di penalmente rilevante, dicevamo. Ma probabilmente oggi, da vice premier, cercherà almeno di assicurarsi che i suoi collaboratori conoscano a fondo la storia degli invitati a cene o eventi nei quali lo stesso Ministro non potrebbe sottrarsi a fotografie e “frequentazioni”.

martedì 19 Giugno 2018

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