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“Ve la diamo noi l’Australia”. Il continente attraverso gli occhi di due giovani pugliesi

Francesco De Marinis
Francesco De Marinis
Una veduta aerea di Melbourne
Alessandra, tranese che lavora per Expedia e Aldo, pasticciere coratino hanno 31 anni e da un lustro sono a Melbourne. Loro, come migliaia di connazionali, hanno scelto l'Australia per vivere e lavorare
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Il nuovo “sogno americano” è dall’altra parte del mondo, immerso nell’Oceano Pacifico. Migliaia di chilometri quadrati di rosso deserto interrotti sulla costa da una manciata di grandi metropoli che affascinano e offrono un futuro più solido. Negli ultimi dieci anni l’Australia ha raggiunto Germania e Stati Uniti, per crescita di italiani iscritti all’AIRE (Associazione italiana residenti all’estero). Un numero parziale ma che offre una buona visione d’insieme del flusso migratorio degli italiani all’estero.Ex colonia penale britannica, l’Australia sta vivendo una nuova “invasione” italiana. D’altronde la grande isola dell’Oceano Pacifico da 25 anni non vive recessioni tra i paesi industrializzati e i dati sulla disoccupazione giovanile sono molto incoraggianti. Per questo è una delle mete preferite per i millennials in cerca di un’opportunità.

Sono riusciti a coglierla Alessandra e Aldo, una tranese ed un coratino. Trentun’anni, rispettivamente da quattro e cinque e mezzo vivono a Melbourne. Alessandra è market e product manager per Expedia ma ha già conosciuto altre grandi realtà multinazionali, Aldo fa il pasticciere.

Amore ed esasperazione hanno spinto i due ragazzi pugliesi a cercare il proprio futuro a 15.000 chilometri da casa. L’amore per un ragazzo australiano conosciuto in Europa e – più in generale – per la curiosità e la voglia di esplorare sono stati la molla di Alessandra. «Con lui stava nascendo qualcosa. Mi sono detta: “perché no”. Da allora sono passati quasi cinque anni e quel ragazzo oggi è diventato il mio fidanzato». Diversa la storia di Aldo. «Ho lavorato in una pasticceria di Termoli per due anni. Tante ore di lavoro extra e lo stipendio che arrivava un mese sì e tre no, esperienza già provata in altri ristoranti e pasticcerie italiane. Con un collega decidemmo di andare via dall’Italia. Forte di due anni a Londra con la mia ex ragazza cercai una città dove si parlasse inglese. L’opportunità arrivò chiacchierando con Leandro Lorusso che mi disse di avere uno zio in Australia da 25 anni che gestiva un ristorante. Gli chiesi il numero di telefono e l’e-mail. In venti giorni lasciai la pasticceria di Termoli e comprai un biglietto per Melbourne».

Per lavorare in Australia è fondamentale avere un visto. Si può scegliere quale ottenere in base alle proprie esigenze e alle opportunità a disposizione. «Il primo anno è stato facile – spiega Aldo – perché ho avuto un Working Holiday Visa che permette di lavorare e viaggiare in Australia per un anno. Dopo ho avuto parecchie difficoltà perchè scaduto l’anno ho dovuto fare richiesta per uno Student Visa che ti permette di lavorare solo per 20 ore settimanali. Ti posso garantire che non sono abbastanza se vuoi vivere in una città del genere.
Se non hai il visto giusto è complicato trovare un lavoro decente».

Più ottimista Alessandra: «Io credo che la situazione sia cambiata e si sia evoluta molto negli ultimi 5 anni. Molti ragazzi giovanissimi vengono qui e si buttano nel campo della ristorazione dove c’è molta competizione e anche qualche storia di sfruttamento. L’Australia ammira e ha bisogno delle nostre conoscenze e abilità soprattutto nell’ambito della costruzione e dell’arredamento. Io credo che se si arriva qui già sapendo fare un lavoro (tipo elettricista, piastellista, muratore etc.) la strada sia più facile».

15.000 chilometri ed un modo di concepire la vita totalmente diverso dal nostro come sottolinea Alessandra. «A noi piace vivere gli spazi, le piazze, le fontane e passeggiare. Qui non ci sono piazze dove incontrarsi la sera. Spesso si passa dal supermercato a prendere delle birre e poi si va a casa di qualche amico per fare “hang out” cioè stare un po’ insieme, magari per giocare a biliardo o fare un barbeque».

Grandi differenze anche in cucina. Aldo è del mestiere e non risparmia una stillettata alla cultura culinaria australiana. «Possiamo stendere un velo pietoso. Non hanno dei piatti particolari perché la loro è un mix del multiculturalismo di questa terra. Fortunatamente hanno tanti tipi diversi di cucina, da quella giapponese a quella indiana. Se sai scegliere il ristorante giusto puoi mangiare molto bene». Qualche piatto? «Loro mangiano questa crema in barattolo, la vegemite, fatta con il lievito. Se devo essere sincero, fa un po’ schifo». Da buona tranese Alessandra sceglie il pescato: «Ai miei amici italiani farei assaggiare il pesce e i frutti di mare tipici delle coste australiane. Aragoste, gamberi giganti, ostriche e anche lo squalo. Freschissimi da acque incontaminate».

Tutte queste differenze portano inevitabilmente a sentire un po’ di nostalgia per l’aria di casa. Sia Alessandra che Aldo provano a tornare ogni anno in Italia. Il pasticciere coratino ha passato qui le feste mentre Alessandra ha riassaporato l’estate pugliese. «Finora sono tornata ogni anno per circa un mese durante l’estate. E’ il periodo più bello per rivedere il territorio, i parenti e gli amici, inoltre si scappa dall’ inverno australiano». «Mi mancano le domeniche – continua la tranese – quei pranzi infiniti con l’odore di ragù della mamma, le pennichelle del pomeriggio e le passeggiate sul porto la sera. La tranquillità e semplicità delle nostre tradizioni. Mi manca la socialità di incontrarsi per un aperitivo, nei nostri localini, il vestirsi bene e fare una passeggiata». Ad Aldo, invece, a mancare è soprattutto la famiglia, molto più delle abitudini e dello stile italiano.

Entrambi hanno conosciuto tanti italiani. D’altronde, come dicevamo all’inizio, sono tanti che hanno scelto di trasferirsi in Australia e che fanno comunità. Ma cosa ne pensano gli australiani dei nostri connazionali? C’è chi gli ama e chi gli odia. «Il nostro accento, il nostro stile nel vestire, nel bere uno spritz o nell’indossare gli occhiali da sole piace molto – racconta Alessandra – e dire di essere italiano è spesso un bel bigliettino da visita. La gente sorride e inizia ad elencare i bellissimi posti che hanno visitato in Italia. Nello stesso tempo può essere uno stereotipo su cui fare una battuta, quello dell’italiano gesticolante, pasta e pizza, ritardatario o furbo, che a lungo andare può un po’ scocciare». «Come per tutti gli altri stranieri qui – aggiunge Aldo – c’è chi si comporta bene e lavora e chi viene per spacciare la coca in discoteca».

A parti invertite l’impressione è estremamente positiva. Gli australiani sono grandi amanti della natura e la rispettano così come c’è grande riguardo della cosa pubblica, delle regole e degli altri. «Gli spazi sono sempre rispettati – commenta Alessandra – difficile trovare una carta a terra. Io non mi sono mai sentita una straniera ma sempre una persona come le altre. Non voglio generalizzare e dire che è sempre cosi ma c’è più meritocrazia, educazione civica e rispetto del prossimo». Le fa eco Aldo: «Ho grande ammirazione per loro. C’è solo una piccola percentuale razzista che non accetta la presenza degli immigrati ma la maggior parte della gente è onesta, rispetta le regole ed è educata al rispetto dei luoghi pubblici. Dalla pulizia delle strade a tutto il resto. In posta si fa la fila e nessuno chiede di passare avanti. Ognuno aspetta il suo turno senza lamentarsi. Hanno più rispetto per l’altra persona in generale, ed è quello che dovremmo imparare da loro».

Cosa lascia l’Australia a chi ci vive? «Mi ha reso più avventurosa nella vita e meno schizzinosa nel cibo – dice Alessandra – Ho provato tutte le cucine asiatiche con varie spezie che non avrei mai immaginato o annusato prima». «Ho assorbito il rispetto verso gli altri e gli spazi pubblici – conclude Aldo – nella mente mi rimarranno per sempre i paesaggi e i posti bellissimi di questo continente. Mozzafiato!».

mercoledì 3 Gennaio 2018

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